Il recente incidente causato da una turbolenza su un aereo della Singapore Airlines, che ha causato un morto e diversi feriti, ha fatto riflettere molti di noi sui rischi dei viaggi aerei. Per fortuna incidenti di questo tipo e di questa gravità sono estremamente rari, rendendo l’aereo uno dei mezzi di trasporto più sicuri. Perché allora a volte pensiamo che il rischio di farsi molto male (se non peggio) in aereo sia più alto di quanto non sia in realtà?
Prova a rispondere un ricercatore australiano, Hassan Vally, su The Conversation. La turbolenza, spiega, è causata dal movimento irregolare dell’aria, che porta i passeggeri e l’equipaggio a subire bruschi scossoni laterali e verticali.
Nel caso del volo Singapore Airlines, si ritiene che questo tipo di turbolenza sia un esempio particolarmente grave di “turbolenza in aria libera”, che si verifica senza preavviso (formazioni nuvolose o altri elementi visivi).
Le turbolenze possono causare lesioni anche gravi, tra cui fratture ossee e lesioni alla testa. Queste possono essere causate dal contatto diretto tra il passeggero e parti dell’aereo, a causa del sobbalzo, o dal contatto con computer portatili o altri oggetti che prendono traiettorie imprevedibili. In generale, quasi sempre i feriti gravi non avevano le cinture di sicurezza allacciate.
Prima di proseguire, dobbiamo considerare che ogni mese nel mondo viaggiano decine, se non centinaia di milioni di passeggeri, e i casi di incidenti gravi, anche se spesso “fanno notizia”, sono estremamente rari. Allora perché pensiamo che volare sia più rischioso di quanto non sia?
La nostra reazione emotiva, spiega l’articolo, altera la nostra percezione del rischio e ci porta a pensare che questi incidenti siano più comuni di quanto non siano in realtà. Esiste una vasta letteratura che tratta dei numerosi fattori che influenzano la percezione del rischio da parte degli individui e dei pregiudizi cognitivi a cui siamo tutti soggetti.
Secondo diversi studi, tra cui quelli del premio Nobel Daniel Kahneman, il modo in cui rispondiamo ai rischi non è razionale, ma guidato dalle emozioni. Il nostro cervello non è predisposto per dare un senso a rischi estremamente piccoli, come la possibilità di ferirsi gravemente o di morire a causa di una turbolenza in volo.
Più un evento è insolito, più è probabile che sovrastimiamo il rischio, e più è probabile che venga ripreso dai media, amplificando questo effetto.
Allo stesso modo, più è facile immaginare un evento, e più è probabile che risponderemo come se fosse molto più probabile che si verifichi.
Un modo per dare un senso a situazioni di questo genere è confrontare i loro rischi con quelli di attività più familiari. Per esempio, i dati mostrano chiaramente che è molto più rischioso guidare un’auto o una moto che viaggiare in aereo.
Sebbene eventi come l’incidente della Singapore Airlines siano sconvolgenti e suscitino forti emozioni, è importante riconoscere come queste ultime possano indurci a sovrastimare il rischio che cose simili accadano di nuovo, o che accadano a noi stessi. Questo, oltre a causare stress e ansia, può portarci a prendere decisioni sbagliate che in realtà ci espongono a un rischio maggiore.
(Foto di Philip Myrtorp su Unsplash)
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Quando è nata Avis Legnano i film erano muti, l’Italia era una monarchia e avere una radio voleva dire essere all’avanguardia. Da allora il mondo è cambiato, ma noi ci siamo sempre.