Sono molte le donne che scelgono di studiare materie tecniche e scientifiche, ma poche poi fanno carriera in università e in enti di ricerca. I dati dell’ultimo rapporto della Commissione europea “She Figures”, commentati su inGenere.

A novembre è uscito il rapporto She Figures 2021 che riporta statistiche e indicatori di genere nel settore della ricerca e dell’innovazione in Europa. Il report è costruito in modo tale da tracciare le disparità di genere a partire dal conseguimento del titolo di dottorato fino alle pubblicazioni autoriali.

Questa azione di raccolta e analisi dati è promossa dalla Commissione europea a partire dal 2003 e viene svolta ogni 3 anni, in modo tale da produrre dati comparabili tra paesi nel corso del tempo e dunque permettere il monitoraggio e la valutazione delle politiche messe in atto e dei relativi impatti.

Sebbene siano stati rilevati andamenti positivi negli ultimi anni, tra cui il quasi raggiungimento dell’equilibrio di genere nei dottorati di ricerca (48,1%) e un aumento di 2,1 punti percentuali nel numero di donne che ricoprono le più alte posizioni accademiche rispetto all’ultima rilevazione, contemporaneamente nuove sfide si sono aperte.[1] Riprendendo le parole della Commissaria europea per la Ricerca, l’innovazione, la cultura, l’istruzione e la gioventù, Mariya Gabriel: “la crisi Covid-19 ha aggravato le sfide socio-economiche che l’Unione europea sta affrontando e ha colpito in modo sproporzionato le donne, anche nel settore della ricerca e dell’innovazione. Tuttavia, abbiamo l’opportunità di modellare la ripresa per renderla più verde, adatta a un mondo digitale e più inclusiva. La piena partecipazione delle donne nella ricerca e nell’innovazione è quindi cruciale per la ripresa dell’Europa. Non c’è ripresa sostenibile se non è sensibile alla dimensione di genere”.

 

Gli impegni per l’ottenimento della parità di genere, che la commissione ha rinnovato per il periodo 2021-2027, includono: la promozione alla partecipazione nelle carriere meno rappresentate; la ricerca di un maggiore equilibrio di genere nei ruoli decisionali; l’integrazione della dimensione di genere nelle ricerche affinché queste possano considerarsi di qualità.

Inoltre, è stato inserito un nuovo criterio di ammissibilità per i finanziamenti di Horizon Europe in cui gli enti pubblici, le organizzazioni di ricerca e gli istituti di istruzione superiore saranno tenuti ad avere un piano per la parità di genere (Gep) a partire dal 2022, cercando in questo modo di realizzare il cambiamento strutturale e organizzativo necessario per l’eliminazione delle diseguaglianze di genere.

Cosa dicono i dati

Benché a livello aggregato le donne rappresentino quasi la metà degli iscritti alle lauree di dottorato, i dati cambiano analizzando le diverse aree disciplinari. Nel settore della formazione vi è una consistente sovra-rappresentazione femminile, mentre permane una forte sotto-rappresentazione nei settori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e delle ingegnerie. È evidente che ci sia ancora una rilevante segregazione orizzontale.

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(Foto di Moughit Fawzi su Unsplash )

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