Se non fosse che ha appena vietato ai propri funzionari di governo i viaggi all’estero, chiederemmo subito al presidente della Tanzania, John Pombe Magufuli, di venire in visita in Italia. Appena eletto, Magufuli ha infatti dichiarato che trovava vergognoso sprecare tanti soldi pubblici in celebrazioni istituzionali, mentre la sua gente muore di colera. Così ha cancellato le celebrazioni per il 9 dicembre, data storica dell’indipendenza tanzaniana. I soldi risparmiati saranno utilizzati per rifornire gli ospedali statali e combattere l’epidemia di colera. Per fare un parallelo con quanto accade in Italia, dove per fortuna la situazione sanitaria non è altrettanto grave, viene in mente l’inutile parata militare che ogni anno celebra a Roma la ricorrenza della nascita della Repubblica.
Perché ricordare con le armi e le forze armate un referendum? Al di là dei soldi che si risparmierebbero evitando spostamenti di persone e mezzi, con tutto lo sforzo organizzativo che ne consegue, non si potrebbe pensare a una modalità più “gioiosa” e informale di ricordare un passaggio storico così fondamentale per la storia italiana? Si prenda esempio da Oscar Luigi Scalfaro, che negli anni del suo mandato (ben prima che si iniziasse a parlare di crisi, erano gli anni ’90) annullò le celebrazioni per ragioni di bilancio. Ma non è qui che si ferma il nostro “bisogno di Magufuli”.
Come si diceva in apertura, per prima cosa egli ha vietato i viaggi all’estero ai funzionari di governo, imponendo loro di passare più tempo sul territorio del Paese, andando a visitare le persone sparse in paesini e villaggi delle aree rurali. Anche qui ci sarebbe da prendere esempio. Sulla trasparenza qualcosa si è fatto, siamo arrivati al punto che i politici rendono pubblici i biglietti del treno, dell’aereo, forse anche le schede carburante, così sappiamo quanti dei nostri soldi sono stati spesi per mandarli a presenziare qua e là per l’Europa e per il mondo. Ma siamo sicuri che tutti questi viaggi siano giustificati? Dal rinnovato sito del governo si può consultare la mappa degli spostamenti del presidente del Consiglio Matteo Renzi (degli altri componenti dell’esecutivo non c’è traccia: o non si muovono mai o nessuno si prende la briga di tracciare i loro spostamenti sul sito): in poco più di un anno e mezzo è stato praticamente ovunque, toccando i cinque continenti, dalle zone più strategiche a quelle più remote (trascurando però la Tanzania, peccato).
Possibile che siano necessari tutti questi spostamenti? Tutte queste visite istituzionali non rischiano di togliere tempo prezioso al mandato per cui Renzi è stato nominato? Barack Obama nel 2015 è stato solamente in 11 Stati al di fuori di quelli che compongono gli Usa. Possibile, con tutto il rispetto, che il presidente del Consiglio italiano sia più necessario al mondo del presidente degli Stati Uniti? Forse dalle nostre parti, invece di utilizzare la tecnologia solo per cercare popolarità sui social network si potrebbe imparare a usare un software molto efficace: Skype. Magufuli ci ha pensato, e infatti per tutti i componenti del suo governo è vietato organizzare appuntamenti al di fuori dei rispettivi uffici, se si può organizzare una conference call. I nostri non vedono l’ora di farsi intervistare mentre scorrazzano su e giù per lo Stivale andando a parlare con questo o quello stakeholder, sfoggiando il proprio chilometraggio istituzionale.
La ciliegina sulla torta di Magufuli è stato vietare di usare soldi pubblici per inviare biglietti con gli auguri di Natale e di buon anno. Chi vorrà farlo, dovrà usare i propri soldi. Sarebbe un bel test, qui da noi, per capire in quanti sono disposti ad augurare buone cose al prossimo di tasca propria. Un altro suo ordine è stato di ridurre i costi per l’inaugurazione del nostro Parlamento in modo che non superino i 7mila dollari, mentre la cifra prevista in precedenza era di 100mila dollari. Inoltre, scrive il Post, «ha anche licenziato in tronco il capo del principale ospedale statale dopo che ha trovato un paziente che dormiva sul pavimento durante una visita a sorpresa nella struttura».
La popolarità di Magufuli è salita a tal punto, nel suo Paese e in tutta l’Africa, che è nato anche un hashtag su Twitter (#WhatWouldMagufuliDo: “che cosa farebbe Magufuli”), con foto divertenti di provvedimenti piuttosto estremi su come risparmiare soldi pubblici. Si sarà notata l’ironia con cui abbiamo scritto questo articolo. Ovviamente ci auguriamo che Magufuli si riveli un buon politico, ma è presto per capire se possa essere un esempio positivo sul lungo periodo. Detto questo, resta il fatto che in Italia si sono fatti lunghi discorsi sulle riforme da fare per ridurre i costi della politica, ma siamo ancora il Paese con i parlamentari più pagati e il Parlamento ci costa un miliardo di euro. In conclusione, fino a prova contraria, il nostro auspicio è: più Magufuli per tutti.
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