Quasi due mesi fa parlavamo della legge (DL 98/11) che a luglio ha legalizzato il poker online in cash game (con soldi veri), oltre a introdurre numerosi altri giochi di carte e d’azzardo. Già i dati di agosto erano preoccupanti, e segnavano un incremento del 75 per cento rispetto allo stesso mese del 2010. La tendenza non si è attenuata nei mesi successivi, e anzi si è arrivati al record di ottobre con oltre un miliardo e mezzo di raccolta. Da ricordare che c’è differenza tra spesa e raccolta: perché la prima è la differenza tra la raccolta e le somme restituite in vincite.
Guardando la prima tabella del documento sul sito dei Monopoli di Stato (Aams), si vede chiaramente come la legge abbia portato a un raddoppio netto della raccolta, e lo stesso si può dire della spesa effettiva, passata da 40 a 80 milioni di euro da luglio a ottobre. Si sa, il banco vince sempre, con buona pace di pubblicità e testimonial, che continuano a rassicurarci su quanto sia facile vincere, ancor più che giocare. Per l’avvocato Massimiliano Dona, segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc), «lo Stato manca ancora una volta di svolgere il suo ruolo sociale, che svende in nome dei lauti guadagni procurati dalla dabbenaggine della povera gente».
Peraltro in questa fase iniziale le entrate per l’Erario dai nuovi giochi sono piuttosto contenute, dato che per promuoverli si stanno applicando aliquote ridotte sulle vincite. Come tante mail che ogni giorno buttiamo nel cestino ancor prima di leggere, lo Stato ci “spamma” (perdonate il termine) promettendo vincite facili con giocate minime. Siamo convinti, come Dona, che «Legalizzare il gioco d’azzardo non è la strada migliore per fare cassa in periodo di crisi».
E nemmeno per sconfiggere la criminalità: «È una piaga sociale che lo Stato non si può permettere di ignorare e tanto meno di fomentare- ha dichiarato Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum-. Le famiglie che già stentano ad arrivare alla fine del mese non possono permettersi di sciupare in inutili tentativi di sorte al gioco il 5 o anche il 10 per cento del loro reddito. Il contrasto al gioco illegale non si fa sostituendo lo Stato agli allibratori della malavita». Nel rifondare lo stato sociale dalle ceneri cui ormai somiglia, ci aspettiamo che il nuovo governo si faccia carico di aumentare i fondi destinati all’aiuto delle patologie legate al gioco d’azzardo, e il croupier lo lasci fare a chi di dovere.