Non serve a niente tutto quello che scrivete e le iniziative che prendete… Non arrivo a fine mese come tanti altri italiani e non ho aiuto da nessuno… Donavo il sangue, e in cambio? Un cappuccino e una brioche? E le dottoresse, infermiere, ecc., chi le paga? Il nostro sangue!

Rabbia, delusione, disperazione. Questi i sentimenti che traspaiono da uno dei messaggi ricevuti durante il fine settimana. Lo pubblichiamo perché siamo certi di essere destinatari di tali accuse per motivi del tutto accidentali. Non è espressamente con noi -intesi come ZeroNegativo e Avis Legnano- che ce l’ha Paolo (nome di fantasia), bensì con un sistema economico che sta lasciando sempre più persone ai margini. Da tempo è stata coniata l’espressione di “nuovi poveri”, per intendere chi ha un lavoro, o più d’uno, ma comunque non riesce a mettere assieme quanto basta per pagare le spese e scacciare l’ansia di non farcela.

Il nostro appello alla bellezza, che tanti hanno apprezzato e condiviso, suona come una provocazione in un momento in cui in molti si trovano nella condizione di Paolo. Ma il bello non sta solo nell’arte, nella proporzione delle forme di una scultura o nelle strutture architettoniche di una basilica. Esso si manifesta anche nei piccoli gesti di solidarietà che rendono l’Italia un Paese migliore di quello dipinto dai numeri del Pil. È il volontariato che crea e rende unita una comunità, a dispetto della dispersività data dalla disoccupazione -o dall’alienazione per il troppo lavoro-, dall’eccessiva pressione fiscale, dal costo della vita troppo alto, dalle poche soddisfazioni. Condizioni, queste, in cui matura la sensazione dell’abbandono. Di essersi aggrappati a tutto, ma di non essere riusciti ad afferrare nulla, e quindi di essere in caduta libera, ma senza paracadute. Condizioni in cui si smette di pensare all’altro.

Difficile trovare la motivazione a “mettere il braccio” per una donazione di sangue quando tutto sembra andare a rotoli. Parafrasando la copertina dell’ultimo numero di Vita -che riporta un’illustrazione di Mario Monti con canini affilati in stile Dracula- sembra che il sangue ce lo stia togliendo già qualcun altro: dove trovare il tempo e la volontà per donarlo? Eppure basta guardare al futuro per ritrovare la motivazione. Al fatto che il fabbisogno di sangue è in costante aumento, e che fare del bene agli altri è farlo a noi stessi. Non è retorica, sono dati di fatto. E in questo sarebbe un errore tradire la filosofia del dono anonimo, gratuito, volontario, associato, periodico e consapevole che anima la nostra associazione fin dalla sua fondazione.

Certo -per chiarire la polemica contenuta nella seconda parte del messaggio- il personale, le utenze, le attrezzature e i materiali di consumo sono pagati con quanto percepito dalla cessione delle sacche ai centri trasfusionali. Ci sono tariffe ministeriali che regolano lo scambio, che avviene in maniera del tutto trasparente e nel rispetto delle regole. Del resto un approccio di questo tipo permette la programmazione dell’attività e la gestione dei tanti cambiamenti che ci aspettano. Reggersi sulle donazioni di denaro spontanee o sul fundraising non dà certezze, e non ci permetterebbe (per stare sull’esperienza di Avis Legnano) di avere una struttura sana, in cui chi lavora è regolarmente assunto e retribuito.

Forse ha ragione Paolo, non serve a niente tutto ciò che scriviamo, o le nostre iniziative, ma noi crediamo il contrario. Informare, coinvolgere, comunicare è uno dei tanti modi per tutelare il donatore al di fuori delle mura della sezione di via Girardi. In sede i nostri professionisti si occupano della salute dei soci in prima persona, ma a noi interessa restare in contatto costante, provando a dare loro spunti di riflessione e informazioni. A volte questo scambio non riesce, ma l’amaro in bocca è alleviato dalla consapevolezza di aver fatto del nostro meglio, e in maniera disinteressata.