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Noi di ZeroNegativo non proviamo nessun gusto particolare a esprimere le nostre critiche verso la classe politica. Ogni tanto qualcuno si stupisce addirittura che ci occupiamo del macrogenere “politica”, perché da sempre l’Avis si definisce “apolitica”. Credere però che per esserlo ci si debba astenere dal parlarne, è un po’ come dire che siccome la Svizzera è neutrale, uno svizzero non può dire che tutte le guerre dovrebbero finire. Essere apolitici significa non affiliarsi a nessun partito o esponente, ma essere disposti a parlare con tutti. Significa proporre spunti di riflessione sulla politica, senza che queste abbiano già in partenza un colore. Se “facciamo le pulci” a chi ha il potere è perché ciò che decidono le varie maggioranze che si alternano al governo ha una ricaduta sull’intera collettività, non solo su quelli che sono d’accordo o quelli che non lo sono. Su tutti: anche quelli che se ne disinteressano. Quando qualcuno si candida, lo fa sapendo i rischi e le incombenze che comporta il fatto di essere eletto (o nominato), quindi è giusto che nel suo operato sia continuamente tenuto “sotto osservazione” dagli organi di informazione. Se questi ultimi spesso si astengono dal farlo per logiche che deviano dai doveri del giornalista, è ancora più importante che anche piccole realtà come il nostro blog dicano la propria.

Fatta questa ridondante quanto doverosa premessa, vorremmo far notare quanto il governo in carica stia mettendo in pratica, tanto quanto quelli che lo hanno preceduto, una logica che ormai conosciamo bene: la politica degli annunci. Annunci di un tipo particolare però, che col passare dei giorni e delle settimane cambiano leggermente, soprattutto nell’elemento fondamentale: la data. Sul sito de La Stampa, il 16 luglio è stato pubblicato un articolo di Marco Bresolin che elenca le continue proroghe dell’impegno nell’approvazione della legge elettorale da parte di Matteo Renzi e dei suoi ministri o altri esponenti di partito. Leggere le dichiarazioni una dopo l’altra dà la stessa sensazione di un flip book, quei libretti che se sfogliati velocemente danno la sensazione di movimento delle immagini rappresentate, essendo una raccolta di frame tutti molti simili ma con minime variazioni da una pagina all’altra. Se uno apre a caso e guarda l’immagine che si trova davanti ha una visione parziale, mentre sfogliando dall’inizio alla fine si ha l’illusione dell’animazione. Nel caso del governo, il sistema è usato invece per mascherare il cambiamento.

Si parte dal 20 gennaio, quando Renzi dichiarava: «Dobbiamo approvare entro maggio le riforme costituzionali in prima lettura e la legge elettorale in via definitiva». L’ultima dichiarazione è quella del ministro Maria Elena Boschi: «Se tutto procede come è iniziato, penso proprio che entro il mese di luglio riusciremo a votare la riforma in aula». Ancora per un po’ funzionerà l’adagio del presidente del Consiglio, che sottolinea come lo si stia criticando per un ritardo di alcune settimane in un’impresa che si attende da otto anni, ma a un certo punto la fiducia e la pazienza delle persone finiranno, e allora il governo potrebbe vacillare. «Anche le rendite di posizione, perfino le più cospicue, sono destinate ad esaurirsi – scrive Federico Geremicca, sempre su La Stampa – : ed è per questo che, al di là della debolezza dei suoi avversari (interni ed esterni) Matteo Renzi ha un disperato bisogno di centrare risultati: a cominciare – almeno sul piano dell’immagine – dalle “riforme politiche” (bicameralismo e legge elettorale) enfatizzate fino al punto da legare alla loro realizzazione addirittura il suo futuro in politica. “Settimana decisiva” ha infatti annunciato ieri il premier, riferendosi alla riforma del Senato. È da augurarsi che sia così e che le cose vadano nel verso giusto, perché un rinvio all’autunno dell’approvazione almeno in prima lettura, sarebbe uno smacco assai forte».