Per come si stanno mettendo le cose, la prossima legislatura potrebbe consegnarci un Parlamento, e di conseguenza un governo, in grado di occuparsi solo di questioni contingenti. Da una parte un perenne discutere di “varie ed eventuali”, dall’altra un “governo delle piccole cose”. Lo si intuisce da come si stanno delineando i tentativi di alleanza, le debolezze delle leadership, la carenza di idee e programmi. Il paradosso è che questo Parlamento ha votato una nuova legge elettorale che favorisce la creazione di liste, proprio in un momento in cui ognuno sembra voler correre per conto proprio, o comunque non sembrano esserci i presupposti per alleanze destinate a tenere sul lungo periodo. Ma al di là delle manovre partitiche, è come sempre ai problemi reali che vogliamo restare ancorati, e sono proprio questi ultimi i grandi assenti dal dibattito e dall’elenco delle proposte che un po’ tutti stanno lanciando in questi giorni.
Come ha scritto sul Messaggero il docente di scienze politiche Alessandro Campi, «I temi di discussione delle prossime elezioni – come si evince dalla discussione e dalla cronaca politica delle ultime settimane – rischiano infatti di essere non la disoccupazione giovanile, la scuola, l’Europa, la riduzione della spesa pubblica, il controllo sulle banche o il rilancio delle imprese, ma il ritorno del fascismo, l’uso delle fake news e l’invasione dell’Italia ad opera di orde di immigrati clandestini». Non che questi ultimi non siano argomenti rilevanti, ma colpisce il fatto che all’improvviso (almeno per quanto riguarda i primi due, sul terzo ci marciano in molti già da tempo) siano diventate le priorità.
Campi individua tra le cause dei problemi i vertici dei vari raggruppamenti: «C’è sicuramente un problema di gruppi dirigenti – scrive –: obsoleti, autoreferenziali, spesso semplicemente dilettanteschi nel loro modo di affrontare i problemi. Forse agisce anche il convincimento che ci aspettano anni difficili, al limite dell’ingovernabilità, per cui meglio sarebbe starsene alla finestra invece di assumersi responsabilità di governo». Quest’ultima osservazione spiegherebbe anche i vari annunci di uscita (almeno temporanea) dalla sfida elettorale di alcuni esponenti politici anche molto in vista. Più che discutere delle questioni davvero importanti, si preferisce fare leva sulle emozioni delle persone, soffiando sul fuoco della paura e del sospetto: «In campagna elettorale fare promesse (non sempre realizzabili) è normale. Non è normale invece pensare di raggranellare voti giocando sulla frustrazione e sulle ansie degli elettori, o assecondandone i cattivi umori».
Ecco allora alcune questioni da cui la politica è assente da anni, avvitata com’è su se stessa e sulle “varie ed eventuali” che quotidianamente deve gestire (in una logica, che da tempo denunciamo, tutta giocata sull’emergenza e sulle decisioni da prendere “a caldo”). Riprendiamo questo elenco da un articolo di ValigiaBlu, che riassume con una certa esaustività le tematiche più urgenti.
La prima è la mafia, della quale non si parla più, ma che non per questo è un problema risolto o ridotto rispetto agli anni delle stragi. «Nonostante il mutare delle caratteristiche e della pericolosità del fenomeno, da molti considerato “uno dei mali più grossi del nostro Paese, (…), la lotta alla criminalità organizzata sembra poi sparire dai programmi dei Governi”, notava OpenPolis nel 2014. All’epoca, dei 43 disegni di legge presentati a Camera e Senato in materia da Deputati e Senatori, 11 erano stati approvati nelle varie fasi dell’iter e solo due diventati legge. […] E anche gli atti non legislativi (mozioni, interrogazioni, interpellanze) si arenavano nell’iter parlamentare perché non considerate una priorità al momento».
C’è poi il tema della corruzione: «Il governo Renzi ha approvato il disegno di legge anticorruzione (legge n. 69 del 2015) che, tra le altre cose, aumenta le sanzioni dei reati contro la pubblica amministrazione e revisiona il reato di falso in bilancio. Inoltre è stato introdotto il delitto di autoriciclaggio. Norme, quelle contro la corruzione, che hanno ricevuto diverse critiche, come quelle dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), che le ha definite “timide” e in alcuni aspetti “incoerenti”».
Vi è poi una serie di temi legati all’argomento di cui parlavamo ieri, ossia il sistema di welfare italiano. Il più importante è la disoccupazione giovanile: nonostante i tentativi di riforma del mercato del lavoro, sembra che i nuovi occupati siano soprattutto over 50, per cui le tendenze demografiche hanno influito molto più delle riforme. Nel frattempo il fenomeno resta a livelli altissimi.
Sempre ai giovani è legato un altro aspetto preoccupante, ossia l’aumento della povertà. «Secondo il recente “Rapporto sulla povertà della Caritas Italiana”, i giovani sono i più colpiti dalla povertà e, mentre in Europa la povertà giovanile è in declino, in Italia è in aumento, con un incremento del 12,9 per cento dal 2010 al 2015». Ci sarebbe poi da discutere (e da sentire idee nuove e costruttive) su questioni dai nomi ben poco attraenti in termini di hype: politiche abitative, scuola, ricerca, istruzione, università, dissesto idrogeologico e consumo di suolo, immigrazione e accoglienza (e non solo respingimenti). Riuscirà una campagna elettorale che parte con queste premesse a deviare dalle piccole cose quotidiane e fare un passo verso temi più seri (con tutto il rispetto) delle fake news?
(Foto di Kayla Velasquez su Unsplash)