Cosa intendiamo con potere? È qualcosa che si è o qualcosa di cui si dispone temporaneamente? La filosofia si interroga su questi quesiti fin dall’antichità, e le risposte che prova a dare hanno un forte peso anche nell’attualità. Il filosofo Enrico Redaelli ne parla su Doppiozero.com, a partire da un libro sul tema uscito nel 2019. Ne riportiamo un estratto.

Come si governa la complessità? La domanda suona ineludibile in un tempo in cui l’arte del governo appare sempre più catturata da un vortice di forze ingovernabili, in balia di spinte contrapposte e di rovesci repentini. Anche la semplice attività di mappare un territorio, preliminare ad ogni decisione di intervento, per identificarne i nodi sociali, economici e culturali, rilevarne le tendenze, le pieghe, i punti di forza e di debolezza, sembra oggi una sfida impossibile: ogni punto individuato sulla mappa si mostra infatti immediatamente connesso a migliaia di altri punti secondo interazioni imprevedibili che evolvono più velocemente di qualsiasi mappatura. Forse è sempre stato così, sin dai tempi dell’originaria urbanizzazione, delle prime città-stato e degli imperi mesopotamici, non a caso connotati dagli storici con l’epiteto di “società complesse”. Ma nell’attuale epoca di crisi della politica e del simbolico, affievolitosi quel velo di fiducia nella legge umana e nella sua capacità di controllo, l’ingovernabilità si rende visibile in tutta la sua abissale potenza.

Con questo tema si confrontano Rocco Ronchi e Bernard Stiegler nel libro L’ingovernabile (Il melangolo, 2019). Il volume presenta i due diversi interventi che gli autori tennero nel 2017 alla prima edizione del Festival Kum!, la rassegna progettata e diretta da Massimo Recalcati. Il sottotitolo che sempre accompagna il festival, Curare, educare, governare, è tratto da una citazione di Freud che rimanda direttamente al tema della complessità. Ormai alla fine di una vita interamente dedicata alla cura, il padre della psicoanalisi annoverava l’arte del governo tra i mestieri impossibili, assieme all’educazione e alla stessa clinica psicoanalitica. Mestieri impossibili, ma necessari. Proprio su questa congiunzione apparentemente paradossale di impossibilità e necessità vertono i due contributi di Rocco Ronchi e Bernard Stiegler, rispettivamente La virtù politica e Differire l’ingovernabile in direzione del negantropocene, con un taglio più teoretico il primo, più sociologico il secondo.

Continua a leggere su Doppiozero.com

(Foto di Sebastiano Piazzi su Unsplash)