Come raccontavamo qualche giorno fa, il decreto “Cura Italia” ha subito forti critiche da parte delle associazioni che si occupano di disabilità. Tra le diverse criticità sollevate, il fatto che la norma esclude i titolari di pensione di invalidità o cecità civile (290 euro al mese) dall’indennità straordinaria prevista per i lavoratori autonomi, fissata a 600 euro. Il problema non è ancora stato risolto.

La risposta dell’Inps

La risposta dell’Inps è stata pubblicata qualche giorno fa sul sito della Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap), tra le associazioni che si erano esposte per segnalare il problema. «Dalla lettura sistematica delle norme richiamate si evince chiaramente – ha scritto l’Inps – che la disciplina delle incompatibilità riguarda esclusivamente le prestazioni previdenziali caratterizzate quindi dall’esistenza di un rapporto contributivo e non vi è alcun riferimento alle norme che regolano l’erogazione delle prestazioni assistenziali che trovano il loro fondamento giuridico in altre disposizioni di legge. Pertanto, alla luce delle considerazioni espresse, si ritiene non corretta l’interpretazione data, a dire di codesta Federazione, dai patronati». La risposta immediata del presidente di Fish, Vincenzo Falabella, accoglieva la precisazione positivamente, ricordando però le tante questioni lasciate in sospeso: «Mai smentita fu più gradita. Ne diamo notizia e comunicazione nell’interesse generale. Rimane intatto invece il disorientamento e il disagio sulle modalità applicative dell’articolo 26 del decreto “Cura Italia”, quello che prevede che le assenze dei lavoratori disabili o immunodepressi o con quadri clinici a rischio possano essere equiparate, fino a fine aprile, al ricovero ospedaliero. Sulle modalità per rendere esigibile quel diritto ancora nulla di nuovo, ancora silenzio da Inps, dal Ministero della Salute, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri».

La lettera dalle associazioni al governo

Chiarita la questione con l’Inps, continua a essere necessario un intervento da parte del legislatore per integrare l’interpretazione della norma, affinché nessuno resti escluso dal contributo straordinario. Ecco perché diverse associazioni hanno firmato una lettera aperta indirizzata al Consiglio dei ministri: «Quel bonus – spiegano i firmatari – spetta anche se il lavoratore percepisce un assegno di invalidita? civile (provvidenza di natura assistenziale erogata dall’INPS) mentre e? negato a chi percepisce un assegno ordinario di invalidita?, denominato in alcuni casi pensione – provvidenza di natura previdenziale erogata dall’INPS e dalle casse di previdenza professionali ai lavoratori iscritti e che hanno versato un certo numero di contributi per un certo numero di anni». Per ricevere i 600 euro, spiegano le associazioni, bisogna dunque non essere titolari di una “pensione diretta” di invalidità. Un requisito che «non era previsto nel decreto legge “Cura Italia”, ma introdotto dal decreto Catalfo-Gualtieri e confermato nel decreto legge “Liquidità”. Il bonus dunque è riconosciuto ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti “sani” che hanno subito un danno economico da “Coronavirus” e a quelli invalidi civili che già percepiscono una prestazione assistenziale dall’INPS, mentre sono esclusi quelli “malati e invalidi” che hanno una “pensione/assegno” di invalidità grazie ai contributi versati». Per risolvere il problema, sarebbe sufficiente una nota interpretativa che chiarisca come va interpretata la norma, in cui si dica che «ad essere esclusi dal bonus sono i lavoratori “titolari di pensione di anzianità o di vecchiaia”».

(Foto di marianne bos su Unsplash)