Durante la fase di lockdown che ci siamo lasciati (almeno parzialmente) alle spalle, le città si sono improvvisamente svuotate non solo dalle persone, ma anche dai mezzi di trasporto più inquinanti. Per settimane, sulle vie di comunicazione hanno circolato (e tuttora circolano) molte meno auto del solito. Se anche le attività di consegna delle merci sono continuate, in città come sulle grandi vie di comunicazione, non c’è dubbio che si sia registrato un calo consistente del traffico. Con la ripresa delle attività, però, rischiamo di trovarci in una situazione peggiore di quella precedente all’emergenza. Anche se le città italiane si stanno organizzando per mettere in sicurezza il trasporto pubblico (delimitando gli spazi all’interno degli autobus, stabilendo nuovi percorsi di salita e discesa, riducendo il numero di biglietti venduti nei treni, ecc.), molte persone preferiranno comunque muoversi con mezzi privati, se possono. Un po’ per evitare di trovarsi a contatto con molte altre persone, con conseguente rischio di contagio; un po’ perché con meno posti disponibili sui mezzi è possibile che si creino disagi per i viaggiatori. Un lungo articolo su Sbilanciamoci! elabora una serie di proposte, da discutere a livello locale e nazionale, che la redazione ritiene essenziali per governare la mobilità del futuro. Riportiamo di seguito le proposte.

Le proposte di Sbilanciamoci!

  1. Risparmiare traffico e spostamenti con smart working e prossimità. Di questi tempi abbiamo imparato in tanti come lavorare da remoto anche in modo collegiale. Serve spingere e mantenere il lavoro agile per  riorganizzare il lavoro dell’amministrazione pubblica e delle imprese  private, sostenendo quelli che scelgono di andare in questa direzione,  anche studiando vantaggi fiscali. Secondo Legambiente, ad esempio, i  vantaggi fiscali di cui oggi beneficiano le auto aziendali possono  essere estesi anche a mezzi e investimenti organizzativi per il lavoro a distanza, ai mezzi pubblici, alla condivisione e alla mobilità  elettrica o muscolare in tutte le sue forme. Un altro elemento  importante è promuovere il commercio, i servizi e gli spostamenti di  prossimità, riducendo quindi la lunghezza dei viaggi.
  2. Piano degli orari della città. Vanno ampliati e  differenziati gli orari di ingresso al lavoro, nelle scuole, nei servizi pubblici e privati, nei servizi commerciali, nel tempo libero e nella  fruizione della cultura, nei parchi e nei giardini, in modo da ridurre  le ore di punta e utilizzare al meglio gli spazi e i servizi  disponibili, in particolare quelli della sharing mobility e del  trasporto collettivo. Devono essere inoltre strutturate e armonizzate le richieste da parte delle imprese e dei lavoratori tramite la  pianificazione dei trasporti locali: il ruolo dei Mobility Manager  diventerà quindi essenziale nelle fasi 2 e 3.
  3. Sostenere e allargare la sharing mobility. Bike sharing,  scooter sharing e micromobilità elettrica sono servizi essenziali per  spostarsi in autonomia e rispettare un regime di distanziamento.  Ovviamente questi servizi andranno adeguati alle misure vigenti,  adottando precauzioni d’uso e procedure di sanificazione: elementi  fondamentali, questi, soprattutto per la ripresa del car sharing.  Serviranno risorse pubbliche per sostenere e potenziare il servizio  anche in luoghi e realtà di periferia e delle aree metropolitane, dove i servizi di trasporto collettivo sono e saranno molto scarsi.
  4. Elettrificazione dei veicoli e dei servizi. È abbastanza  sorprendente che gli stessi che indicano l’auto come unico mezzo sicuro  per i nostri spostamenti futuri, non chiedano l’elettrificazione di  massa e incentivi massicci in questa direzione. L’allarme clima resta un problema essenziale e immediato e puntare sull’elettrificazione è  necessario, per la sharing mobility, la bicicletta, il trasporto  collettivo, per i motoveicoli e l’auto privata. È importante andare  avanti anche su questo obiettivo, senza tornare indietro sugli  investimenti per gli autobus già programmati o sulla quota che il Piano  Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) ha fissato come  obiettivo al 2030, che in qualche webinar sembrano rimessi in  discussione in nome dell’emergenza Covid-19.
  5. Non cancellare ZTL e Low Emission Zone. Qua e là nel dibattito viene proposto di sospendere anche per tutta la fase due ZTL e Low Emission Zone nelle città: strategia insostenibile proprio perché l’auto tenderà a  crescere e quindi il sistema andrà regolato e controllato, evitando che  la fase due produca l’incremento dell’inquinamento dell’aria e della  congestione da traffico. E anche perché, se davvero si vuole dedicare  spazio alla mobilità a piedi, in bicicletta e far circolare in modo  fluido il trasporto collettivo, abbiamo bisogno di avere città libere da milioni di auto in circolazione almeno nelle zone centrali e più dense.

(Foto di Martín Sarthou su Unsplash)