Nel cosiddetto “decreto dignità”, varato dal governo nella sera di lunedì 2 luglio, c’è un’importante novità che riguarda il divieto totale di pubblicità del gioco d’azzardo. In un provvedimento che ha ricevuto critiche positive e negative, e che avrebbe dovuto concentrarsi su questioni attinenti alla disciplina del lavoro, è confluita una misura largamente annunciata in campagna elettorale. Si tratta di una decisione attesa da tempo, sulla quale il governo precedente aveva tentato qualche timido passo avanti, ma senza prendersi la responsabilità di un atto così tranchant. Forte di un risultato elettorale che gli conferisce una certa tranquillità, e sulla base di un’alleanza che al momento sembra piuttosto stabile, il nuovo esecutivo ha deciso di imprimere un cambio di rotta piuttosto netto rispetto al recente passato. Come prevedibile, i commenti sono stati molto positivi da parte del mondo dell’associazionismo, mentre al contrario chi aveva in essere contratti di sponsorizzazione legati al gioco d’azzardo ha protestato per le perdite economiche che deriveranno da tale decisione.
Lo Stato italiano ha un rapporto ambivalente con il gioco d’azzardo, come spesso abbiamo denunciato su ZeroNegativo. Da un lato si tratta di una fonte di entrate piuttosto forte per le casse statali, grazie al prelievo fiscale operato sulle giocate e sulle vincite. L’ambivalenza deriva dal fatto che è noto ormai da tempo che il gioco può provocare dipendenza nelle persone, e quindi una parte degli incassi derivanti dalla tassa viene reinvestita per la cura delle ludopatie.
Dopo anni in cui il numero e la diffusione delle macchinette per il gioco aveva conosciuto una forte espansione, gli ultimi governi si erano mossi verso la riduzione dell’offerta, per tutelare le fasce di popolazione più deboli e con meno strumenti di difesa verso la dipendenza. Rispetto alla pubblicità, però, sebbene dagli enti territoriali siano arrivati negli anni provvedimenti e proposte per una sua limitazione, a livello statale nessuno se l’era sentita di andare a spezzare certi pericolosi equilibri (forse anche a causa della fragilità delle coalizioni che si sono succedute). «È una scelta coraggiosa di cui siamo molto contenti, anche perché era una delle nostre richieste ai candidati alle elezioni – ha detto a Redattore Sociale don Armando Zappolini, presidente di Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) e portavoce della campagna Mettiamoci in gioco –. Chiaramente è un primo passo e siamo pronti, come campagna, a incontri istituzionali per far sì che sia seguito da un intervento più organico per ridurre i rischi del gioco. Però possiamo dire che, finalmente, si stanno facendo passi reali nella direzione giusta».
Per quanto riguarda i contratti già firmati, il governo ha previsto un periodo di transizione della durata di un anno. Dopo la scadenza, fissata per il 30 giugno 2019, in Italia sarà ufficialmente eliminata ogni forma di pubblicità del gioco d’azzardo. Inoltre, i proventi derivanti dalle sanzioni inflitte a chi eventualmente non rispetti quanto indicato dal decreto (che in quanto tale dovrà essere convertito in legge entro 60 giorni dal Parlamento) andranno a finanziare il fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico, già a disposizione del Ministero della salute.
(Foto di Krissia Cruz su Unsplash)