Nel nostro promuovere stili di vita sani, di tanto in tanto su questo blog ci concentriamo anche sull’effetto che alcune attività suggerite possono avere sull’umore e in generale “sulla felicità”. Nel farlo, cerchiamo sempre di basare le informazioni che riportiamo su ricerche scientifiche e studi che abbiano una certa affidabilità, o per lo meno che siano presentati come tali da fonti che reputiamo autorevoli.

Il bello della scienza però è il suo mettersi continuamente in dubbio, al fine di confermare o confutare le conoscenze acquisite. Ciò non vuol dire ovviamente che dobbiamo dubitare di qualunque risultato: molti aspetti delle diverse discipline in cui si articola il mondo scientifico sono ormai talmente acclarati da non essere più in discussione. Temi come gli effetti psicologici ed emotivi di lungo periodo di singole attività umane sono però difficili da misurare, e tra poco vedremo perché.

Intorno al 2011, spiega un articolo uscito su NPR (la radio pubblica statunitense), gli scienziati che si occupano di studi psicologici affrontarono una grande sfida: la crisi della replicabilità. In quel periodo i ricercatori si resero conto che i risultati di molti studi non potevano essere replicati perché prevedevano un numero troppo esiguo di soggetti, utilizzavano metodologie errate o analizzavano in maniera “eccessiva” i dati al fine di mostrare risultati statisticamente significativi anche quando questi mancavano. All’improvviso, molti studi popolari che sembravano sostenuti da prove solide sono stati messi in discussione.

Da allora, molti ricercatori hanno modificato il modo in cui conducono gli esperimenti per assicurarsi che le prove a sostegno delle loro conclusioni siano solide.

In una nuova revisione pubblicata sulla rivista Nature Human Behavior, i ricercatori Elizabeth Dunn e Dunigan Folk si sono occupati proprio di questo tipo di studi, scoprendo che molte strategie comuni consigliate per aumentare la nostra felicità potrebbero non essere supportate da prove solide. Quasi il 95 per cento degli esperimenti su tre strategie comuni – trascorrere del tempo nella natura, fare esercizio fisico e impegnarsi nella meditazione mindfulness – non ha retto alla prova delle più elementari best practice attuali per dimostrare gli effetti psicologici.

Prima di iniziare a esaminare migliaia di articoli, spiega NPR, Dunn e Folk hanno dovuto identificare i criteri per una ricerca solida. In primo luogo, hanno considerato la potenza statistica, ovvero la probabilità che i ricercatori rilevino un fenomeno quando questo esiste. Poi hanno valutato se un articolo era pre-registrato. Ciò significa che gli scienziati dichiarano esattamente cosa intendono fare e come intendono testare le loro ipotesi prima di iniziare l’esperimento e analizzare i dati. In altri termini, in assenza di pre-registrazione, è come se i ricercatori tirassero le freccette al muro e poi disegnassero il bersaglio in un secondo momento.

Il team di ricerca ha poi dovuto stabilire una definizione di felicità da utilizzare nella valutazione dei documenti per la revisione. In questo caso hanno adottato una definizione accademica comunemente accettata: il benessere soggettivo.

Dopo aver vagliato migliaia di studi, ne hanno trovati 57 che rispondevano ai parametri stabiliti. Ecco quindi cosa è stato trovato rispetto a cinque delle pratiche più ricorrenti tra quelle consigliate per aumentare la felicità.

Gratitudine. Dunn e Folk hanno trovato alcune prove a sostegno del fatto che scrivere messaggi di gratitudine aumenta un’attitudine positiva a breve termine.

Interazione sociale. Parlare con gli estranei aumenta l’umore e comportarsi in modo più estroverso può aumentare la felicità. Tuttavia, la mole di ricerca sull’argomento è relativamente limitata.

Mindfulness e meditazione. Il team ha trovato uno studio pre-registrato sull’argomento che non ha dimostrato alcun beneficio. Sono stati verificati anche otto esperimenti con una potenza statistica sufficiente. Di questi, sei hanno dimostrato che i programmi di riduzione dello stress basati sulla mindfulness possono aumentare la felicità, ma secondo i ricercatori potrebbero aver confuso l’interazione sociale con la pratica della meditazione.

Esercizio fisico. Anche la letteratura sull’esercizio fisico presentava relativamente pochi studi che soddisfacessero i criteri. Non sono stati trovati studi pre-registrati sull’argomento, ma 12 studi ben strutturati. Questi hanno rilevato che le persone si sentivano più felici dopo una singola sessione di esercizio, ma non hanno fornito prove di un aumento della felicità a lungo termine.

Tempo nella natura. Dopo aver considerato le dimensioni del campione, la pre-registrazione e la potenza statistica, il team ha trovato relativamente poche prove a sostegno del fatto che il tempo trascorso nella natura contribuisca alla felicità.

Il bicchiere mezzo pieno

Dunn e Folk hanno trovato prove del fatto che l’adozione di più di una di queste strategie allo stesso tempo possono effettivamente aumentare la felicità. Gli autori hanno anche riscontrato che ricevere denaro può aumentare l’umore nelle persone con minori risorse e che regalare denaro può aumentare la felicità di chi lo dona.

La mancanza di prove solide non indica necessariamente che queste strategie siano inefficaci. Piuttosto, segnala la necessità di ulteriori ricerche e di una maggiore cautela da parte degli scienziati nel fornire indicazioni al pubblico. Per essere chiari: se iniziare ogni giornata con una corsa di tre chilometri vi fa sentire felici e positivi nei confronti della vita, non smettete!

(Foto di Edu Lauton su Unsplash)

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