Il Servizio civile universale è riconosciuto come uno strumento di grande valore, da diversi punti di vista: per i giovani, per gli enti che ne beneficiano, e in generale per la ricchezza che esso porta sul territorio e sulla società che ne sono interessati. Dalla società civile arrivano istanze e proposte affinché la platea di beneficiari sia ampliata, e la ministra alle Politiche giovanili Fabiana Dadone si è presa l’impegno di conseguire questo risultato. Ma è interessante anche leggere qual è la sua idea di Servizio civile, al di là delle questioni relative al finanziamento.

Come ha scritto Luigi Bobba, già sottosegretario al Ministero del lavoro, su Vita, «il Servizio civile si è rivelato uno strumento utile per far crescere una cultura della solidarietà, ma altresì un modo per consentire ad alcune decine di migliaia di giovani di fare un’esperienza utile per maturare competenze spendibili per il successivo inserimento professionale. Diverse ricerche ci dicono che la possibilità di occuparsi e la durata della transizione scuola/lavoro sono significativamente migliori per i giovani che hanno fatto servizio civile rispetto alla generalità della popolazione giovanile. E per diffondere la cultura del volontariato e dell’impegno civico si potrebbe sperimentare un’ alternanza scuola/servizio civile per tutti i giovani tra i 16-18 anni che frequentano una scuola secondaria o la formazione professionale».

Sempre su Vita, in un’intervista la ministra Dadone parla tra le altre cose del ruolo che i giovani possono avere per l’avanzamento della cultura digitale nel nostro paese: «Il protocollo d’intesa per il Servizio civile digitale, firmato dai ministri Spadafora e Pisano, è un buon punto di partenza: i giovani volontari del servizio civile saranno formati per operare sul territorio, nei quartieri, nelle comunità locali e negli spazi pubblici organizzati per accogliere e guidare coloro che hanno bisogno di supporto nell’utilizzo delle tecnologie. Avranno il compito di aiutare tutti i cittadini a prendere confidenza con le tecnologie, ad ottenere e utilizzare i nuovi servizi digitali della Pubblica amministrazione come il Sistema pubblico di identità digitale (Spid) oppure l’app “Io” per accedere ai servizi pubblici da cellulare».

L’intervistatore incalza poi la ministra sul tema dell’universalità dell’accesso, chiedendole quando vi arriveremo. La risposta è piuttosto ovvia, ma sottintende un impegno: «Quando riusciremo ad esaudire integralmente le domande di partecipazione dei giovani con fondi e progettualità adeguate. Detto questo, sono convinta che il servizio civile vada incoraggiato, proprio a fronte dei suoi risultati e dell’interesse che suscita nei giovani e l’obiettivo è quello di riuscire a garantire la partecipazione di tutti i giovani che facciano domanda e, in particolare, il mio intento è quello di agganciare chi abbandona il percorso scolastico e non riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro. […] Ma l’universalità non dev’essere intesa soltanto come accesso, il suo futuro deve puntare anche all’universalità dei luoghi e degli ambiti in cui è svolto e trova compimento. In questo sono sicura di trovare sostegno nei colleghi Ministri per la progettazione e l’offerta di nuove opportunità. I giovani sono cittadini europei e del mondo e ogni Paese deve rendersi appetibile per attrarre i migliori ragazzi. Il servizio civile può divenire elemento attrattivo per l’Italia e contribuire a quel cambio di passo (in particolare su ambiente e digitale) di cui abbiamo bisogno per superare questo lungo periodo di difficoltà».

L’impegno diventa esplicito quando l’intervistatore ricorda a Dadone che con l’attuale finanziamento solo poco più di 50 mila giovani potranno accedere al servizio, a fronte di 125 mila richieste. Alla precisa richiesta di trovare i fondi necessari per far partire tutti, la ministra risponde così: «Mi impegnerò al massimo per ottenerlo».

La richiesta arriva perentoria anche da Michelangelo Chiurchiù, presidente del CESC (Coordinamento di Enti del servizio civile): «Il servizio civile non può essere una sorta di tappabuchi per addormentare e acquietare la coscienza dei nostri giovani che vogliono fare e che vogliono essere protagonisti. Come la scuola abbiamo considerato in questi 20 anni il servizio civile come una bottega della democrazia». Chiurchiù sottolinea come esso vada inteso in maniera organica all’interno della società: «Perché il servizio civile universale risponda effettivamente alle aspettative dei tanti giovani migliori della nostra società e degli adulti che guardano con preoccupazione ai protagonisti del nostro futuro occorre metterlo in relazione con un prima e con un dopo. Il prima dunque è la scuola e l’università, le agenzie educative che condividano una strategia comune. Il dopo servizio è un cammino significativo che la società degli adulti deve poter garantire: non solo il lavoro ma anche le istituzioni preparate ad accogliere i giovani con le loro capacità e le loro nuove idee, i partiti i sindacati le realtà del sociale e della politica che devono essere pronte a dare queste opportunità ed essere aperte a questi nuovi protagonisti».

(Immagine di Arek Socha su Pixabay)

Noi ci siamo

Quando è nata Avis Legnano i film erano muti, l’Italia era una monarchia e avere una radio voleva dire essere all’avanguardia. Da allora il mondo è cambiato, ma noi ci siamo sempre.

Vuoi unirti?