La febbre dengue è una malattia infettiva che colpisce tipicamente le regioni tropicali. Negli ultimi mesi però si sta diffondendo in alcune zone dell’Europa meridionale, raggiungendo aree in cui finora non era mai stata rilevata.

Il vettore della malattia sono le zanzare tigre (Aedes albopictus) – non è possibile contagiarsi tra esseri umani – ed essa può causare febbre, mal di testa e affaticamento, arrivando a uccidere fino a 40 mila persone all’anno. La dengue non è endemica in Europa, ma ogni anno piccoli focolai si sviluppano a causa di viaggiatori che vengono infettati all’estero e portano in Italia il virus, che poi si diffonde sfruttando le popolazioni locali di zanzare tigre. Quest’anno, spiega un articolo su Nature, una combinazione di condizioni climatiche e un aumento del numero di casi importati ha innescato un’impennata di infezioni diffuse localmente nelle zone del nostro continente in cui è presente la zanzara tigre, ossia l’Europa meridionale. Queste zanzare prosperano a temperature comprese tra 15 e 35 °C e possono riprodursi in piccole quantità di acqua stagnante, come un contenitore con dell’acqua sotto le piante che avete in casa o in balcone.

Nature ha chiesto ad alcuni ricercatori quanto sia preoccupante il problema e se la minaccia possa aumentare in futuro.

Secondo i ricercatori, diversi fattori stanno contribuendo all’aumento dei casi di dengue. Innanzitutto, la ripresa dei viaggi internazionali dopo la pandemia di COVID-19 ha riportato un maggior numero di viaggiatori dalle aree endemiche per la dengue. Al 27 ottobre, la Francia ha riportato 1.414 casi importati di dengue, contro i 217 casi importati nel 2022 e i 164 nel 2021.

Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), al 25 ottobre sono stati segnalati 105 casi trasmessi localmente nell’Europa meridionale, di cui 66 in Italia, 36 in Francia e 3 in Spagna. L’epidemia locale in Italia, che ha la più grande popolazione europea di A. albopictus, si è concentrata in Lombardia e Lazio, con 28 casi solo a Roma.

Poiché il 50-90 per cento degli individui è asintomatico, l’incidenza reale della dengue potrebbe essere superiore a quella riportata. I ricercatori hanno individuato diversi casi di diffusione locale (quindi su persone che non avevano viaggiato) a cui il medico di base non aveva prescritto i test corretti per la febbre dengue. C’è ancora bisogno di sensibilizzare gli operatori sanitari, scrive Nature.

La dengue potrebbe diventare endemica in Europa?

I casi di trasmissione locale in Europa tendono a essere sporadici e stagionali, con un picco alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno, per poi diminuire durante i mesi invernali.

Affinché la dengue diventi endemica in Europa, il virus dovrebbe insediarsi nella popolazione locale di zanzare. Da un punto di vista scientifico, non è impossibile. Ma una cosa del genere è piuttosto rara. Quindi, prevedono i ricercatori, rimarrà una patologia importata, una malattia non endemica.

Qual è il ruolo del cambiamento climatico in tutto questo?

La lunga e calda estate europea di quest’anno ha creato le condizioni ideali affinché le zanzare A. albopictus possano prosperare e colonizzare grandi aree urbane.

Le zanzare, che possono anche trasmettere virus come chikungunya e Zika, hanno un periodo di attività più lungo e possono creare popolazioni più numerose se l’estate è più lunga. E probabilmente possono anche vivere un po’ più a nord.

Qual è la tendenza globale delle infezioni da dengue?

La dengue è in aumento in tutto il mondo, spiega Nature, con oltre 4,2 milioni di casi segnalati in 79 Paesi al 2 ottobre. Gli attuali sforzi per combattere le epidemie di dengue prevedono l’introduzione di zanzare infettate con Wolbachia, un batterio che impedisce agli insetti di trasmettere i virus. Questo approccio ha dato risultati promettenti quando è stato »testato sulle zanzare Aedes aegypti a Yogyakarta, in Indonesia, e in tre città della Colombia. Ma poiché la zanzara A. albopictus è portatrice di due ceppi di Wolbachia, la situazione è più complessa.

Per quanto riguarda Avis, la situazione è costantemente sotto controllo. Chiunque abbia viaggiato nelle aree interessate viene sospeso per 28 giorni, mentre la sospensione si allunga a 120 giorni in caso di rilevamento della malattia o comparsa di sintomi.

(Foto di Erik Karits su Unsplash)

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