È indubbio che gli allevamenti intensivi abbiano un profondo impatto sull’ambiente, oltre a prevedere spesso condizioni di vita non ottimali (per usare un eufemismo) per gli animali. Fatta questa premessa, uno studio da poco pubblicato su Current Biology ha provato a misurare l’impatto ambientale degli allevamenti di polli e salmoni.

Per fare questo calcolo – spiega un articolo su Nature –, i ricercatori hanno esaminato quattro tipi di minaccia ecologica: le emissioni di gas serra, l’uso dell’acqua, la perturbazione dell’habitat e l’inquinamento dei nutrienti causato da fertilizzanti e rifiuti animali. Gli autori dello studio hanno stimato gli effetti dell’allevamento di polli e salmoni in ciascuna dell categorie, mappando poi gli effetti combinati di queste quattro minacce.

Sia l’allevamento di polli che quello di salmoni esercitano una consistente pressione ambientale in tutto il mondo, ma, hanno scoperto i ricercatori, il 95% di queste pressioni si concentra su meno del 5% della superficie terrestre. Le aree più interessate sono le regioni del Midwest degli Stati Uniti, il Brasile, l’Europa, l’India e la Cina, oltre alle aree costiere del Sud America, dell’Africa occidentale e del sud-est asiatico.

Circa l’85% dell’area interessata dalla produzione di salmone coincide con quella interessata anche dalla produzione di pollo. Questa sovrapposizione, spiegano gli studiosi, è probabilmente il risultato dell’utilizzo degli stessi ingredienti, come la soia e la farina di pesce, per produrre mangimi per entrambi gli animali. L’allevamento di polli, quindi, impatta anche sulla salute degli oceani e non solo su quella terrestre o atmosferica.

Secondo alcuni parametri presi in considerazione dallo studio, la produzione globale di polli è più efficiente di quella di salmoni dal punto di vista ambientale. Complessivamente, spiega Nature, gli allevamenti di polli causano una perturbazione dell’habitat 10 volte maggiore e un inquinamento da nutrienti 20 volte maggiore rispetto agli allevamenti di salmoni, ma hanno una produttività 55 volte maggiore. Questo è in parte dovuto al fatto che i polli impiegano 6-8 settimane per raggiungere la taglia richiesta per la macellazione, mentre i salmoni impiegano 1-2 anni.

I ricercatori hanno specificato che questo tipo di confronti sono comunque molto complessi, e il loro obiettivo non era indirizzare le abitudini alimentari dei consumatori. Il punto è proprio migliorare le procedure di misurazione dell’impatto ambientale, in modo da arrivare a conclusioni e indicazioni più solide in futuro. Uno dei problemi è dato per esempio dal fatto che la fauna marina tende a riprendersi molto più velocemente di quella terrestre da attività ad alto impatto, e questo dato resta fuori dalla misurazione.

In ogni caso, è probabile che entrambi questi allevamenti siano meno impattanti per l’ambiente rispetto a quelli da cui deriva la carne di manzo. E, se restiamo nel campo degli allevamenti industriali, secondo gli scienziati pollo e salmone sono «tra i prodotti a base di carne più sostenibili sul mercato alimentare».

(Foto di CA Creative su Unsplash)

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