Il post di oggi ha poche parole ma molti numeri e grafici. Spesso in passato si è parlato di quanto la spesa sanitaria italiana fosse insostenibile, giustificando tagli agli investimenti, ai danni dei cittadini che sempre più spesso devono provvedere di tasca propria.

La rivista Epidemiologia & Prevenzione ha infatti provato a visualizzare la spesa pro capite per fini sanitari nei paesi dell’area Euro. Per farlo si è appoggiata a una fonte più che attendibile, ossia l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD).

Innanzitutto, dai grafici qui sopra, si può vedere come l’Italia non figuri nella “prima fascia” di paesi in fatto di spesa sanitaria complessiva pro capite. Nel 2015 eravamo i primi della “seconda fascia”, con la Spagna poco dietro e con un maggiore distacco da Portogallo, Slovenia, Grecia, ecc. Sette anni dopo le cose sono cambiate, infatti la Spagna ci ha superati di poco, mentre Slovenia e Portogallo hanno fatto discreti passi in avanti. Attenzione poi che la scala è differente nei due grafici, e quindi il secondo potrebbe mascherare un incremento delle differenze tra paesi.

Il fatto che altri paesi abbiano fatto scelte diverse dalle nostre è confermato dal grafico che mostra l’incremento percentuale della spesa pro capite nel periodo 2015-2022: l’Italia risulta il paese in cui questo dato è cresciuto meno. Certo, questa analisi ha dei limiti perché mostra il dato aggregato (spesa pubblica e spesa privata insieme), e a contare non è solo l’ammontare della spesa ma anche l’efficienza con cui viene gestita.

In ogni caso, sono numeri su cui riflettere quando si parla con troppa leggerezza di ulteriori tagli al sistema sanitario nazionale, per di più con una popolazione che invecchia e diminuisce in numeri assoluti.

«Dopo anni in cui ci siamo detti continuamente che la nostra spesa sanitaria era fuori controllo – commenta l’articolo di Epidemiologia & Prevenzione –, ci accorgiamo che spendiamo meno di tanti altri paesi e che abbiamo incrementato la spesa meno degli altri. L’incremento della spesa non solo dipende dall’aumento del costo del denaro, ma anche da altri due fattori: lo sviluppo della tecnologia sanitaria e l’invecchiamento della popolazione.

Confidiamo che il Governo, pur nella limitatezza delle risorse disponibili, non voglia penalizzare ulteriormente il sistema sanitario pubblico che rappresenta una delle maggiori conquiste sociali del secolo scorso ed un elemento indispensabile per garantire un sufficiente livello di equità nella soddisfazione dei bisogni di salute».

(Foto di Daniele D’Andreti su Unsplash)

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