applauso
Fonte foto.

Perdonateci se roviniamo la festa, ma ci sembra di aver letto un po’ di ipocrisia in quel continuo scrosciare di applausi durante il discorso di insediamento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il discorso è stato incentrato principalmente sui valori contenuti nella prima parte della Costituzione, quella dei principi fondamentali (e “Costituzione” è proprio la parola più usata durante il discorso). Da ex democristiano non ha disatteso le aspettative, rivolgendo un ringraziamento a Papa Francesco (ma il riferimento al Vaticano è un classico dei discorsi di insediamento già da molto tempo), ma senza per questo tralasciare uno dei valori fondanti della democrazia italiana, la Resistenza. Riferimenti ad ampio spettro, come ampio è stato il consenso che ha portato all’elezione di Mattarella al quarto scrutinio.

Il discorso sarebbe durato circa venti minuti, ma ne è durati trenta abbondanti, perché sottolineato molto spesso dagli applausi dell’aula. Quella stessa aula che ospita chi ha avuto varie occasioni per mettere in pratica le esortazioni del Presidente, ma non l’ha fatto. Ora le applaude, come a dire «ecco finalmente uno che dice le cose come stanno!». Già, ma che ci sta a fare in Parlamento quel migliaio di persone, se non per mettersi d’accordo (o scontrarsi) fino a trovare le soluzioni più adeguate a migliorare il presente e prefigurare il futuro del Paese? Sembrava di assistere, come già accaduto nel caso di altri discorsi di insediamento, a un pubblico ingenuo, innocente, estraneo a tutte le importanti e talvolta dolorose tematiche sollevate da Mattarella.

«Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza», ha detto Mattarella. Un punto fondamentale per chi ha a cuore la Costituzione, e giù applausi infatti. Ma quale dignità sociale è garantita da chi cerca di risparmiare su capitoli di spesa quali il Fondo per le non autosufficienze, mentre non riesce a mettere un tetto efficace alle “pensioni d’oro”? Quali libertà e uguaglianza per i cittadini se, per esempio, non c’è ancora una legge che tuteli anche le coppie non eterosessuali, garantendo loro gli stessi diritti riconosciuti alla famiglia cosiddetta “tradizionale”? Proseguendo nel discorso, un silenzio deferente (o forse imbarazzato) ha accompagnato invece le dichiarazioni riguardanti le opportunità da creare per i giovani, così come quelle sulle imprese che, nonostante la crisi, continuano con coraggio a investire nell’innovazione; e soprattutto sulla pubblica amministrazione, che per il Presidente deve adeguarsi «alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni». Praticamente una parafrasi della richiesta che facevamo giusto ieri su ZeroNegativo, nell’esortare la politica ad approvare una sorta di Freedom of Information Act.

Tornano gli applausi a scena aperta nel riferimento agli stranieri residenti in Italia: «Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese». Proprio l’argomento preferito da chi cerca di strumentalizzare la realtà (in questo caso “lo straniero”) a fini elettorali, viene ora applaudito dall’emiciclo come amico. Poi un passaggio fondamentale sulla presenza di donne e giovani in Parlamento, interrotto dall’applauso proprio prima che arrivasse la “strigliata” (uno strumento ormai ricorrente, soprattutto dal discorso di insediamento di Napolitano bis): «Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento. La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari [applausi]. Un risultato prezioso che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti». Meglio aspettare che il pensiero sia compiuto, la prossima volta, prima di attribuirsi meriti che non si hanno.

Poi il passaggio fondamentale sul ruolo del Presidente come soggetto super partes: «L’arbitro deve essere – e sarà – imparziale [lunghi applausi]. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza [altri applausi]». Uno scrosciare curioso anche in questo caso, visto che tra i capi di partito che ascoltano c’è anche chi, nel 2013, non accettò il nome di Mattarella come candidato al Quirinale, innescando il caos culminato con la disponibilità di Napolitano ad accettare un secondo mandato, seppure parziale. Ci sarebbero tanti altri passaggi da sottolineare in un discorso che ha affrontato anche l’attualità, soffermandosi lungamente sul problema del terrorismo e sul ruolo dell’Europa nell’accogliere i profughi in fuga da guerre, miseria e povertà. Anche qui, lo stesso Parlamento e lo stesso governo che hanno interrotto il programma Mare Nostrum e messo in dubbio il valore degli operatori che si dedicano alla cooperazione internazionale applaude sulle parole, forse in questo caso indulgenti, del Presidente: «L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l’impegno generoso con cui fronteggiano questo drammatico esodo».

Facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro al nuovo “arbitro” della Repubblica. Ne avrà bisogno, con questi “giocatori”.