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«Quelli diversi dagli altri, oh yeah!». Quanti ne conosciamo che si percepiscono così? Quelli della discontinuità, quelli del passo indietro, di lato, in diagonale. L’importante è dare l’idea di muoversi, anche se poi resti fisso al tuo posto. L’immortale Enzo Jannacci non poteva elencarli tutti, nella sua Quelli che… (il testo della versione originale è di Beppe Viola), i personaggi con cui abbiamo a che fare ogni giorno. A metà tra l’analisi dell’attualità e il nonsense, tra il pungente e lo stralunato, come lui sapeva essere al pari di pochissimi altri. Il nuovo duetto tra Elisa e Francesco De Gregori, Quelli che restano, involontariamente sembra riprendere l’idea, anche se poi prova a diventare un brano poetico, dall’esito non particolarmente brillante. E però ci dà l’idea per uno di quei post che ogni tanto ci concediamo, anche noi tra l’attualità e il nonsense, tra il pungente e lo stralunato. Senza illuderci di entrare nel solco dei grandi, e nemmeno di andarci vicino, ma è bello provarci.

 

Quelli che “se perdo, non mi vedete più”, oh yeah

Quelli che “sono stato frainteso”, oh yeah

Quelli che “va bene farmi da parte, ma il senso di responsabilità?”, oh yeah

Quelli che mantengono le promesse, oh yeah

Quelli che non mantengono le promesse ma ne fanno altre, così le prime te le dimentichi, oh yeah

Quelli che fanno un passo indietro, ma solo per prendere la rincorsa, oh yeah

Quelli che fanno il passo di lato, ma solo per fare lo sgambetto al prossimo, oh yeah

Quelli che “c’è bisogno di un ricambio”, oh yeah

Quelli che però restano a disposizione, oh yeah

Quelli che non si tirano mai indietro, oh yeah

Quelli che ci mettono la faccia, oh yeah

Quelli che ci mettono la faccia di qualcun altro, oh yeah

Quelli che hanno il senso del dovere, oh yeah

Quelli che fanno un po’ come gli pare, ma ti spiegano che sei stato tu a chiederglielo, oh yeah

Quelli che pensano male e si esprimono peggio, oh yeah

Quelli che si guardano allo specchio e non ci vedono niente di male, oh yeah

Quelli che chiudono un occhio, anche due, così poi si guardano meglio allo specchio, oh yeah

Quelli che rimettono il mandato, oh yeah

Quelli che ricevono il mandato a comparire, oh yeah

Quelli che non si fanno da parte perché se no poi non sanno cosa fare, oh yeah

Quelli che dividono e poi dicono “restiamo uniti”, oh yeah

Quelli che dicono no alle correnti, ma “se non siete con me siete contro”, oh yeah

Quelli che saranno giudicati dalla storia, oh yeah

Quelli che non conoscono la storia, oh yeah

Quelli che restano “a disposizione del mister”, ma poi se non giocano s’incazzano, oh yeah

Quelli che “dopo di me, il diluvio” e non si accorgono che sta già piovendo, oh yeah

Quelli che dicono “sono i fatti a parlare”, ma non fanno altro che parlare, oh yeah

Quelli che vanno, ma poi tornano, oh yeah

Quelli che restano, perché non se ne sono mai andati, oh yeah

Quelli che “va bene va bene, me ne vado, ma finché non me ne vado decido io”, oh yeah

Quelli che “stavolta vi saluto davvero”, oh yeah

Quelli che “dunque quando ci rivediamo?”

Oh yeah

 

(Foto di Nicola Fioravanti su Unsplash)

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