Il 7 maggio 2024, la Commissione Europea ha annunciato che il vaccino AstraZeneca non è più autorizzato all’uso. La decisione arriva dopo che la stessa AstraZeneca aveva chiesto il ritiro dell’autorizzazione alla commercializzazione del prodotto. Questo sviluppo è stato riportato da alcuni media come legato principalmente ai noti “eventi avversi”, ovvero un rischio molto ridotto di coaguli di sangue. Tuttavia, è molto più probabile che siano altri i fattori alla base di questa decisione, come spiega un articolo su The Conversation.
La prima dose di vaccino di AstraZeneca, al di fuori degli studi clinici, è stata somministrata il 4 gennaio 2021. In quell’anno sono state iniettate circa 2,5 miliardi di dosi e si stima che siano state salvate 6,3 milioni di vite.
È bene ricordare che il vaccino AstraZeneca, come quelli di Pfizer, Moderna, Novavax e altri, è stato sottoposto a tutti i livelli di sperimentazione previsti e gli studi di fase 3 (in cui il vaccino viene testato su migliaia di persone) hanno dimostrato che il prodotto era sicuro ed efficace.
I potenziali eventi avversi legati ai coaguli di sangue sono stati segnalati nel febbraio 2021, ma sia l’Agenzia Europea per i Medicinali che l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno sottolineato come i benefici del vaccino superassero di gran lunga i possibili rischi.
Si trattava peraltro di un periodo in cui la diffusione del Covid era estremamente elevata, con circa 4 milioni di nuovi casi confermati a livello globale ogni settimana.
È ormai assodato come fosse il Covid stesso a causare un aumento significativo del rischio di coaguli di sangue, spiega l’articolo. Un’analisi condotta nell’agosto 2021 su 30 milioni di persone nel Regno Unito ha dimostrato che i rischi di eventi di trombosi erano molto più elevati in seguito a un’infezione da Covid, rispetto a qualsiasi vaccino anti-Covid.
A partire da quello studio, la British Heart Foundation ha spiegato come, per ogni 10 milioni di persone vaccinate con il vaccino di AstraZeneca, ci siano 66 casi in più di coaguli di sangue venoso e sette casi in più di un raro tipo di coagulo di sangue nel cervello. Per fare un confronto, si stima che l’infezione da Covid causi 12.614 casi in più di coaguli di sangue venoso e 20 casi di rari coaguli di sangue nel cervello.
Per mettere le cose in prospettiva, prosegue The Conversation, bisogna considerare che questi tassi di coagulazione associati al vaccino sono molto più bassi di quelli di molti farmaci molto diffusi. Per esempio, la pillola contraccettiva combinata presenta un rischio di coagulazione del sangue di circa un caso su 1.000. Nelle donne che assumono la terapia ormonale in postmenopausa, circa una su 300 all’anno rischia di sviluppare un coagulo di sangue.
Il vaccino di AstraZeneca ha dunque sofferto di una pessima pubblicità, probabilmente in gran parte immeritata. Ma se va tutto bene, perché AstraZeneca ha ritirato questo prodotto? Uno dei motivi è probabilmente il fatto che altri vaccini anti-Covid, come quelli di Pfizer e Moderna, sono prodotti migliori.
AstraZeneca ha avuto i suoi meriti, ma le versioni del vaccino a mRNA hanno livelli di efficacia e sicurezza maggiori. Le preoccupazioni iniziali legate alle difficoltà della refrigerazione necessaria per quest’ultimo sono state superate, anche nei Paesi a basso reddito. I vaccini a mRNA sono anche più facili da aggiornare quando emergono nuove varianti.
Alla luce di questi fattori, gli ordini per il vaccino di AstraZeneca sono oggi probabilmente molto più bassi rispetto agli anni scorsi. Per il vaccino Oxford AstraZeneca, forse il tempo è davvero passato. Ma è stato un vaccino sicuro ed efficace e ha rappresentato una parte fondamentale della risposta alla pandemia per la maggior parte dei Paesi del mondo.
(Foto di Mika Baumeister su Unsplash)
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