Nel corso della vita, specie dopo una certa età, la questione del mantenimento dell’acutezza cognitiva tende a emergere. Molte persone si chiedono se impegnarsi in attività mentalmente stimolanti possa davvero prevenire la perdita di memoria legata all’invecchiamento. L’idea popolare è che passatempi come i cruciverba, i giochi di parole e la lettura siano allenamenti mentali che fortificano il nostro cervello contro il declino.

Tuttavia, secondo alcuni specialisti sentiti dal New York Times, la realtà è più sfumata. Le prove scientifiche che collegano direttamente le singole attività di stimolazione cerebrale alla prevenzione della perdita di memoria sono infatti limitate e difficili da interpretare.

Tuttavia, diversi studi suggeriscono una tendenza più ampia: gli individui che partecipano costantemente ad attività cognitivamente stimolanti mostrano, in generale, una minore probabilità di subire una perdita di memoria rispetto a chi non lo fa. Queste analisi comprendono in genere un’ampia gamma di attività mentali, tra cui la lettura, i giochi da tavolo, la scrittura e l’artigianato.

È importante notare che valutazioni così generali rendono difficile individuare un’attività come definitivamente “superiore” a un’altra. Che si tratti del piacere di perdersi in un buon libro, del pensiero strategico che comporta suonare uno strumento musicale, del perseguimento della conoscenza attraverso un corso o persino dell’attività mentale di curare le orchidee in giardino, diversi impegni potrebbero apportare benefici.

Inoltre, la maggior parte di questi studi è di natura correlazionale. Ciò significa che possono identificare associazioni tra attività cognitive e potenziali benefici per la memoria, ma non possono provare definitivamente che le attività stesse siano la causa diretta di tali benefici. Come spiega il Times, le persone che scelgono di dedicarsi ad attività che stimolano il cervello, come i giochi di parole, la lettura e la scrittura, potrebbero essere meno inclini alla perdita di memoria per altre ragioni, come uno status socioeconomico più elevato, livelli di stress più bassi o una maggiore propensione all’esercizio fisico. Inoltre, molti studi si basano sui ricordi delle attività passate dei partecipanti, che potrebbero non essere sempre del tutto accurati, soprattutto tra gli adulti più anziani.

Per individuare le attività cognitive più adeguate per una persona, il suggerimento è di riflettere sulle abilità che risultano impegnative. Per esempio, se le abilità visive o spaziali rappresentano una difficoltà, i puzzle legati alle forme, come i tangram, potrebbero essere un’attività utile. Per chi desidera migliorare la motricità fine, il ricamo potrebbe essere un’attività adeguata.

L’articolo sottolinea anche l’importanza di scegliere attività che piacciono davvero. È più probabile che il nostro cervello risponda positivamente alle attività che hanno un significato personale e che ci danno soddisfazione. Il segreto è quindi adattare le sfide cognitive alle esigenze e agli interessi personali.

La Commissione Lancet sulla prevenzione, l’intervento e la cura della demenza ha stimato che nel 2024 una percentuale significativa dei casi di demenza, circa il 45%, potrebbe essere potenzialmente prevenuta affrontando 14 fattori di rischio chiave. Questi comprendono fattori come l’inattività fisica, l’obesità, l’ipertensione, la perdita dell’udito, l’isolamento sociale e la depressione.

Per questo motivo, in genere si raccomanda un approccio olistico che combini varie strategie, che includa esercizio fisico, impegno sociale e una dieta sana, accanto alle attività mentali.

Tuttavia, se trovate soddisfazione in attività come la creazione di oggetti artigianali o la risoluzione di cruciverba, non c’è alcun motivo per cui dovreste abbandonarle. Anche se il legame scientifico diretto con la prevenzione della perdita di memoria non è del tutto accertato, il piacere e l’impegno che derivano da queste attività possono contribuire al benessere cognitivo ed emotivo. Inoltre, se queste attività favoriscono l’interazione sociale, tali connessioni sociali offrono ulteriori benefici.

Dunque, anche se l’idea che esercizi mentali specifici possano agire come uno strumento infallibile contro la perdita di memoria è una semplificazione eccessiva, impegnarsi in attività mentali piacevoli di sicuro non fa male e forse può dare vantaggi cognitivi ed emotivi.

(Foto di Piermario Eva su Unsplash)

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