Non sono solo questioni interne per l’Italia. Le inadempienze che si consumano nel nostro Paese sono materia di giudizio, e sanzione, da parte delle istituzioni europee. Si tratta di centinaia di migliaia di euro che abbiamo sborsato, che continuiamo a sborsare, e che sborseremo. Al momento, nonostante i numerosi ammonimenti e richieste di pagamento di Bruxelles e Strasburgo, le prospettive non vanno verso una diminuzione. Il capitolo delle quote latte è aperto da molto tempo. L’Italia sta infatti ancora versando multe per il surplus di latte prodotto tra il 1995-96 e il 2001-02. In questi giorni, peraltro, la Commissione europea ha bocciato una legge del 2011 con cui il nostro Paese concedeva un differimento di pagamento ai produttori, considerandola contraria alla concorrenza. In sostanza, lo Stato si è incaricato di sostituire i produttori nel pagamento delle multe, riscuotendo nel frattempo da questi ultimi il dovuto a rate. Nel 2011 è stata data la possibilità di ritardare il pagamento di una di queste rate, e qui scatta il nuovo pronunciamento della Commissione. «I produttori che si sono avvalsi di questa proroga hanno beneficiato di un aiuto equivalente a un prestito senza interessi che nessuna norma in materia di concorrenza permette di giustificare», scrive l’Ansa.
Molto pesanti anche le prospettive relative alla gestione dei rifiuti. L’Italia è stata infatti deferita alla Corte di giustizia Ue per un importo di 28.090 euro per ogni giorno che passerà tra la prima e la seconda sentenza della Corte. Periodo che potrebbe durare tra i 9 e i 12 mesi. E dopo la seconda sentenza, se l’Italia non si adeguerà, la sanzione schizzerà a 256.819 euro per ogni giorno di ritardo nella messa in regola del sistema di smaltimento. Decisioni che possono sembrare sproporzionate per una questione così complessa, ma «Il governo regionale e quello nazionale hanno avuto tre anni dalla sentenza della Corte Ue per mettersi in regola nella gestione dei rifiuti», scrive il Corriere. Secondo l’assessore all’Ambiente della Regione Campania, Giovanni Romano, «Ci sono buoni margini di speranza per evitare la sanzione. Sulla base di questo lavoro (un documento che sta preparando insieme al Ministero dell’ambiente, ndr), dimostreremo all’Europa che il nostro lavoro è in progress nonostante a loro possa sembrare che sia tutto statico». Speriamo sappia essere convincente.
A maggio 2014 scade invece l’ultimatum della Corte di Strasburgo relativo al terzo tema caldo, quello delle carceri. «Bisogna garantire ad ogni persona rinchiusa in cella uno spazio minimo di 4 metri quadrati -scrive Notizie Radicali-, sufficientemente illuminato e pulito; bisogna inoltre assicurare, tramite le attività sociali all’interno del carcere, che il detenuto passi un buon numero di ore fuori dalla cella». Siamo pessimisti sul fatto che entro la scadenza prevista il nostro sistema carcerario possa conoscere miglioramenti significativi. 20.700 esuberi rispetto alle reali capacità delle strutture detentive non si riescono a gestire nel giro di pochi mesi, soprattutto guardando al poco che è stato fatto negli anni scorsi per risolvere un problema che non è nato ieri.
Aspettiamo di conoscere da governo e Parlamento in quale modo pensano di evitare l’esborso di tali enormi cifre di denaro pubblico, oppure che si dimostrino in grado di affrontare di petto le questioni sul tavolo.