Il 20 novembre è uscito il nuovo rapporto Eures su Femminicidio e violenza di genere in Italia. Sul sito del centro di ricerca compare una nota di sintesi che evidenzia una situazione ancora molto preoccupante nel nostro Paese. Secondo i dati Eurostat più recenti (relativi al 2017) l’Italia non è tra gli Stati europei con l’indice più alto a livello di numero di femminicidi commessi dal partner in rapporto alla popolazione. I dati Eures mostrano un andamento sostanzialmente stabile nel 2018 rispetto all’anno precedente. Sono state infatti 142 le vittime, contro le 141 dell’anno precedente. Nei primi dieci mesi del 2019 sono stati censiti 94 femminicidi, di cui 80 commessi in ambito familiare/affettivo e 60 all’interno di una relazione di coppia. Proprio l’aspetto della relazione tra vittima e carnefice è quello che colpisce, e i dati mostrano un aumento dei casi in cui tra questi c’è un legame affettivo o familiare. «Anche nel 2018 la percentuale più alta dei femminicidi familiari è commessa all’interno della coppia – si legge nella sintesi del rapporto –, con 78 vittime pari al 65,6 per cento del totale (+16,4 per cento rispetto alle 67 del 2017): in 59 casi (pari al 75,6 per cento) si è trattato di coppie “unite” (46 tra coniugi o conviventi), mentre 19 vittime (il 24,4 per cento di quelle familiari) sono state uccise da un ex partner. Stabile o in flessione la presenza di altre figure: le madri uccise scendono infatti da 18 a 14, le sorelle da 5 a 3, mentre le figlie uccise passano da 12 a 13». A conferma del fatto che quando si parla di femminicidio bisogna lasciare da parte espressioni come “raptus” e altre espressioni che rimandano alla “momentanea instabilità mentale” dell’aggressore, in molti casi si attesta che prima dell’uccisione c’erano stati altri elementi che parlavano di gravi problemi all’interno della coppia. «Nel 28 per cento dei casi “noti” sono stati inoltre riscontrati precedenti maltrattamenti a danno delle vittime (violenze fisiche, stalking, minacce), spesso noti a terze persone, confermando come il femminicidio rappresenti l’ultimo anello di una escalation di vessazioni e violenze che la presenza di una efficace rete di supporto (amicale, sociale, istituzionale), potrebbe invece riuscire ad arginare». Gelosia e possesso sono i principali moventi, riscontrati nel 32,8 per cento dei casi. Molto indietro altre motivazioni come «liti e i dissapori (16 per cento) e il disagio della vittima (15,1 per cento), cui occorre tuttavia affiancare il 13,4 per cento dei casi “spiegati” dal disagio mentale dell’autore». Vediamo di seguito altri dati relativi ad altri aspetti del problema

Violenze sessuali

Quasi 5.000 le vittime di violenze sessuali nel 2018. «In crescita del 5,4 per cento sul 2017 (+14,8 per cento sul 2014). Vittime donne nel 92 per cento dei casi – In costante aumento negli ultimi cinque anni le violenze sessuali denunciate, che raggiungono nel 2018 le 4.886 unità, con una crescita del 5,4 per cento sul 2017 e del 14,8 per cento sul 2014. Di queste ben 1.132, pari al 25,9 per cento del totale, risultano minorenni. Le vittime femminili del reato di violenza sessuale raggiungono nel 2018 il 92 per cento del totale, in crescita rispetto all’89,9 per cento dell’anno precedente. In crescita anche la componente straniera delle vittime femminili, che raggiunge nel 2018 il 26,9 per cento (era del 26,4 per cento nell’anno precedente). […] In valori assoluti colpisce tuttavia il dato della Lombardia, dove i reati denunciati nell’ultimo anno superano la soglia delle mille unità (1.025), seguita dal Lazio (533 denunce), dall’Emilia Romagna (457), dalla Sicilia (369) e dal Veneto (357)».

Stalking

14.871 denunce per stalking nel 2018. «In crescita del 4,4 per cento nell’ultimo anno e del 19,5 per cento sul 2014. A Sud il 44,7 per cento dei reati – Anche il reato di stalking presenta una crescita costante negli ultimi anni, raggiungendo nel 2018 le 14.871 denunce, il valore più alto dell’intero periodo considerato, con una crescita del 4,4 per cento tra il 2017 e il 2018 e del 19,5 per cento rispetto al 2014. […] È la Sicilia, con 35 denunce ogni 100 mila abitanti, a presentare l’indice più alto, con 10 punti di scarto rispetto alla media nazionale (24,6), seguita da Campania (34,4), Calabria (33,8) e Basilicata (30,2) mentre, sul fronte opposto, l’indice più basso si riscontra in Valle D’Aosta (15), Veneto (15,1) e Trentino Alto Adige (15,6)».

Maltrattamenti in famiglia

Le denunce per maltrattamenti in famiglia sono state 17.453 nel 2018. «In crescita dell’11,7 per cento nel 2018 (+31,6 per cento sul 2014) – Tra i reati ascrivibili alla violenza di genere sono i maltrattamenti in famiglia a registrare il maggiore incremento nel 2018, attestandosi nel 2018 a 17.453 delitti denunciati, il valore più alto dell’ultimo quinquennio. […] Anche per questo reato la componente femminile delle vittime risulta particolarmente elevata, rappresentando nel 2018 l’81,6 per cento del totale (in crescita rispetto all’80 per cento del 2017); a livello regionale l’incidenza della componente femminile assume valori compresi tra l’83,9 per cento del Piemonte e il 74,5 per cento della Calabria. […] Alta risulta inoltre la percentuale delle vittime femminili straniere, attestandosi nel 2018 sul 23,2 per cento (come nel 2017), presentando tale componente “indici di rischio” indicativamente tre volte superiori a quelli delle donne italiane. […] Molto significativa la presenza di vittime minori (1.965 in valori assoluti, pari a circa 6 al giorno nel 2018), che rappresentano l’11,1 per cento delle vittime totali, con una crescita del 14 per cento sull’anno precedente.

(Foto di Mattia Camellini su flickr)