![ruspa](https://www.avis-legnano.org/blog/wp-content/uploads/2015/05/ruspa.jpg)
È in programma per oggi a Milano la presentazione del rapporto Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul consumo di suolo in Italia. Secondo quanto anticipato da Repubblica, le notizie non sono buone. La cementificazione non si ferma, e con essa aumentano i rischi connessi al dissesto idrogeologico del territorio. «Il meteorologo Andrea Corigliano ha notato che “dei 74 eventi alluvionali totali italiani che si sono verificati dal 1951, 55 si sono manifestati dopo il 1990 e ben 26 solo negli ultimi quattro anni”». Difficile dire se la concentrazione sia dovuta all’impatto delle attività umane o se sia figlia di un cambiamento climatico di più ampia portata, fatto sta che quando dal cielo cade molta acqua in poco tempo, la capacità di drenaggio dei territori è messa a dura prova. In questo, il cemento e l’edificazione selvaggia non aiutano, e possono essere considerate tra le principali cause che hanno contribuito ad aumentare la drammaticità delle conseguenze di molti eventi meteorologici eccezionali.
«I dati dell’Ispra smentiscono, per l’ennesima volta, la presenza di un nesso causale tra edilizia e necessità di abitazioni: in una spirale perversa le città perdono abitanti, ma guadagnano case, vuote e sfitte. E se nel 2014 il suolo consumato per ogni cittadino italiano sembra, per la prima volta, lievemente scendere, non è perché si costruisca di meno, ma è a causa della ripresa demografica, dovuta in grandissima parte all’immigrazione». Nonostante non ci sia quindi un reale bisogno di convertire ampie zolle di territorio a terreno edificabile, le ruspe non arrestano la propria corsa. «Nel 2014 abbiamo “tombato” col cemento altri duecento chilometri quadrati di suolo: ogni giorno perdiamo 55 ettari, ogni secondo ci giochiamo tra i 6 e i 7 metri quadrati di futuro. In totale il suolo consumato in Italia è arrivato a quota 21mila chilometri quadrati, cioè il 7 per cento del territorio».
Per fermare questo scempio, tre associazioni che si occupano di ambiente (Fai – Fondo ambiente italiano, Legambiente e Wwf) hanno più volte lanciato appelli e scritto lettere aperte ai politici affinché si attivassero per portare a compimento l’iter di approvazione di una legge sul consumo del suolo che da troppo tempo è “parcheggiata” nelle commissioni competenti del Parlamento. Nell’ultima comunicazione congiunta, si chiede «che dopo ben 15 mesi dalla sua presentazione (il 3 febbraio 2014) sia finalmente approvato al più presto in prima lettura il disegno di legge per il Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato (AC 2039) in Commissione per poi passare all’Aula di Montecitorio e che venga garantita una corsia preferenziale per la sua rapida approvazione anche al Senato».
Al momento non sembra però che siamo così vicini alla stesura di un testo che vada realmente incontro alle esigenze del territorio e della popolazione in merito alla salvaguardia dell’ambiente e la sicurezza dei cittadini. «Il disegno di legge sulla “semplificazione” presentato dal presidente del consiglio Matteo Renzi di concerto con la ministra Marianna Madia promette, al contrario, di aggravare le conseguenze del micidiale Sblocca Italia, voluto da Maurizio Lupi e fatto approvare da Renzi nello scorso novembre. Si tratta di una legge delega che – se approvata – permetterà, tra l’altro, al governo di estendere il micidiale meccanismo del silenzio-assenso (già sostanzialmente dichiarato anticostituzionale nel 1986) anche “alle amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute dei cittadini” (articolo 3). Facile immaginare cosa succederà, in un Paese che ha smantellato e reso inefficienti le sue “magistrature del territorio”: saranno più veloci i permessi alle opere inutili legate ad interessi privati». Questa la previsione di Tomaso Montanari su Repubblica.
Non possiamo che manifestare tutta la nostra preoccupazione per il diffuso danno ambientale che si sta permettendo nel nostro Paese. Difficile in questo caso trovare un capro espiatorio contro il quale scagliarsi, si sono succeduti numerosi governi e la situazione non è migliorata. Non possiamo che fare pressione su quello attualmente in carica affinché riesca dove gli altri hanno fallito, ma se le premesse sono queste c’è poco da sperare.