Il 29 settembre si è celebrata la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Proprio nei giorni precedenti è stato presentato il nuovo Rapporto immigrazione Caritas-Migrantes 2018-2019. Come spiega un articolo su Vita, gli stranieri residenti in Italia sono 5 milioni 255mila, pari all’8,7 per cento della popolazione totale. Sono in aumento le richieste di asilo e di protezione umanitaria, mentre diminuiscono i cosiddetti “migranti economici”. L’ingresso di persone da altri paesi compensa la generale riduzione delle popolazione in Italia. Dal 2014 i cittadini italiani sono diminuiti di 677mila unità. Al contempo, 638mila persone straniere hanno acquisito la cittadinanza. Il numero di stranieri residenti è invece cresciuto di 241mila unità. Anche tra gli stranieri residenti, contrariamente a quanto forse in molti pensano, il tasso di natalità è in diminuzione (-3,7 per cento nel 2018), arrivando a un livello molto simile a quella degli italiani. Nonostante questo, gli stranieri contribuiscono ad arginare la riduzione dell’indice di natalità nel Paese. Le comunità principali sono quella romena (1.206.938 persone, pari al 23 per cento del totale), seguita da quella albanese (441.027, 8,4 per cento) e da quella marocchina (422.980, 8 per cento). La distribuzione sul territorio vede il Nord assorbide oltre la metà dell’intera popolazione straniera residente (57,5 per cento), seguito dal Centro (25,4 per cento), Sud (12,2 per cento) e Isole (4,9 per cento). La provincia di Roma ospita il maggior numero di stranieri (556.826 persone), seguita da Milano (470.273).
Lavoro
Più della metà degli stranieri residenti risultano occupati: il 64,3 degli stranieri comunitari e il 58,7 per cento di quelli extra-UE. Gli occupati stranieri sono cresciuti più di quelli italiani (+2,5 per cento contro +1,6 per cento). La distribuzione dei lavoratori tra le mansioni riflette quella che viene definita “segregazione occupazionale”: «I lavoratori stranieri si concentrano, in particolare, nel settore dei servizi collettivi e personali (stranieri: 26,1 per cento; italiani: 5,6 per cento), nell’industria in senso stretto (stranieri: 18,1 per cento; italiani: 20,2 per cento), nel settore alberghiero e della ristorazione (stranieri: 10,6 per cento; italiani: 5,9 per cento) e nelle costruzioni (stranieri: 9,6 per cento; italiani: 5,5 per cento)». Molti stranieri svolgono lavori non all’altezza della loro formazione. Sempre molto alti i valori delle rimesse verso i paesi d’origine, un mercato che vale 6,2 miliardi di euro nel 2018.
Carcere
La popolazione carceraria straniera al 31 dicembre 2018 è sostanzialmente stabile, con 20.255 detenuti stranieri su un totale di 59.655 persone (33,9 per cento). Interessante però una riflessione su questi numeri: «Persiste il rischio di una sovra-rappresentazione della popolazione carceraria straniera, con gli immigrati che beneficiano in maniera più blanda delle misure alternative al carcere rispetto agli autoctoni, a cominciare dalla detenzione domiciliare. L’assistenza religiosa in carcere, infine, contribuisce a prevenire fondamentalismi di matrice confessionale. Sul fronte opposto, appaiono in sensibile aumento i reati di discriminazione e di odio etnico, nazionale, razziale e religioso dei quali sono vittime i cittadini stranieri».
(Photo by Alysa Bajenaru on Unsplash)