Foto di Fady Habib

La Giornata mondiale contro il razzismo celebrata ieri non deve diventare una sterile ricorrenza, ma un monito «all’Italia e all’Europa, soprattutto dopo l’ultimo episodio di Tolosa, contro ogni discriminazione verso le diversità». Si aggancia così all’attualità il ministro per la Cooperazione e l’integrazione, Andrea Riccardi, intervenendo nel corso dell’iniziativa “RazzisNO!: un patto tra politica e società per contrastare le discriminazioni” organizzata a Roma da Cgil, Cisl e Uil.

«Il razzismo non sia una parola vecchia ma una nostra preoccupazione -ha continuato-, una lente con cui osserviamo la società». Possiamo chiamare in causa tutte le attenuanti che ci vengono in mente, aggiungiamo noi. La crisi economica su tutte, che si porta dietro frustrazione, disgregazione dei legami sociali, paure e incertezze. Ma episodi come quelli del campo rom di Torino non sono accettabili in nessun Paese che si voglia dire civile. Interessante, in questo senso, quanto dichiarato nel corso dello stesso incontro dal ministro, in merito alla correzione di un lessico (innanzitutto giornalistico) che inneggia inconsapevolmente (ma non meno colpevolmente) alla violenza: «Non c’è una sicurezza italiana disgiunta dalla sicurezza dei migranti. Dobbiamo ripudiare il linguaggio violento, che sembra un teatrino ma poi diventa una violenza». E poi una parola sulla sua idea di ius culturae: «Chi si forma con la nostra cultura, penso ad esempio al primo ciclo di studi scolastici, meriterebbe di avere la cittadinanza».

Il ministro ha poi ribadito il suo impegno a lavorare per la piena integrazione dei migranti e ha ricordato alcune iniziative già portare avanti, come il taglio della sovrattassa sulle rimesse e il tavolo per l’integrazione dei rom, sinti e camminanti, una minoranza rispetto alla quale è necessario «invertire la tendenza», perseguendo una politica di inclusione, perché vittima più delle altre di episodi di discriminazione. «Dobbiamo costruire l’Italia di domani -ha aggiunto-. Auspico che questa Giornata contro il razzismo sia l’origine di un nuovo patto condiviso del vivere insieme».

È ciò che ci auguriamo anche noi, ovviamente. E la preoccupazione è legittima, stando al rapporto presentato ieri dall’Enar (European network against racism, ente che raccoglie oltre 700 ong europee), basato su 27 report nazionali preparati dai membri della rete (il testo integrale, in inglese, di quello sull’Italia si può leggere qui), dove sono messe in evidenza le discriminazioni subite dalle minoranze etniche e religiose, dall’occupazione all’istruzione, dall’abitazione all’azione di polizia. «In Italia, secondo le opinioni espresse dal 65 per cento delle agenzie immobiliari, uno dei principali ostacoli alla proprietà di acquisto è la difficoltà per i migranti a trovare finanziamenti adeguati a causa delle maggiori esigenze imposte da parte delle banche a chi non ha la cittadinanza. Inoltre, le denunce arrivate all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni (Unar) nel settore dei servizi pubblici sono aumentate: il 16 per cento delle denunce nel 2010, rispetto al 13,7 per cento nel 2009, così come quelle nel settore dei servizi finanziari +3,3 per cento nel 2010 rispetto al 2,1 per cento nel 2009. Infine, per quanto riguarda i media, il rapporto rileva che Facebook ha ospitato circa 100 gruppi anti-musulmani, 350 anti-immigrati e 300 gruppi anti-rom, alcuni con picchi di 7mila membri».

Suonerà un po’ hippie, ma ci schieriamo idealmente con i ragazzi che ieri si sono riuniti a Rosarno, Calabria, e si sono presi per mano assieme agli immigrati nel campo di accoglienza di contrada Testa dell’Acqua, intonando “One Love” di Bob Marley. Consapevoli che il modo più autentico di dare contenuti a questa Giornata è rispettare ogni giorno i diritti di tutti.