La ridotta possibilità di accedere a piattaforme di gioco d’azzardo durante il lockdown è stata per molti giocatori patologici l’occasione di uscire temporaneamente dal proprio problema. Ora quattro componenti dell’Osservatorio sul contrasto al Gioco d’azzardo, costituito in seno al Ministero della Salute nel 2015, chiedono al presidente Giovanni Rezza di convocarlo nuovamente, a oltre quattro mesi dall’ultima seduta.

Cosa fa l’Osservatorio

Il mensile Vita, che ha pubblicato la lettera con cui viene inoltrata la richiesta, ricorda quali sono le competenze dell’Osservatorio: «Monitorare la dipendenza dal gioco d’azzardo, valutare l’efficacia delle azioni di cura e di prevenzione intraprese; aggiornare, sulla base delle evidenze scientifiche, le linee di azione per garantire le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da patologie legate all’azzardo; valutare le misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave; esprimere i pareri sui piani di attività per il contrasto dei disturbi del gioco d’azzardo presentati dalle Regioni e dalle Province autonome».

Riaprono le sale da gioco, non le terapie

Il problema denunciato dagli autori della lettera è che, mentre si procede al rapido ritorno alla normalità per molti contesti che offrono occasioni di gioco, non è altrettanto rapida la ripresa delle terapie che si occupano dei disturbi legati al gioco. «In questi mesi l’offerta di assistenza per le persone con quadro clinico di disturbo da gioco d’azzardo ha potuto continuare a incontrare i pazienti in proporzioni assai ridotte (forse non più del 30 per cento, tra SerD, privato sociale e professionisti). Ne consegue dunque che “remissione spontanea del sintomo” non coincide con fuoriuscita dall’addiction. Ed ecco il punto della nostra richiesta di riunione urgente dell’Osservatorio affinché si proceda a una valutazione dell’impatto che su tale fase di possibile, auspicabile transizione alla salute avrebbe la riapertura degli oltre 250mila punti di distribuzione del gioco d’azzardo nel nostro Paese. Una stima del 2018 compiuta dall’Istituto Superiore di Sanità individua infatti una popolazione di circa 5 milioni e 200 mila giocatori abitudinari, dei quali oltre un milione e mezzo con Problematic Gambling (secondo i criteri del DSM-5)». Tra i fenomeni da cui mettono in guardia gli autori, il fatto che le ricadute rischiano di causare gravi danni in chi era precedentemente riuscito ad allontanarsi dalla sua fonte di dipendenza, sia per “remissione del sintomo” sia grazie a una terapia. La questione è ancora più critica date le difficoltà economiche causate dalla pandemia e dalle misure di contenimento adottate. Disperdere risorse economiche nel gioco compulsivo rischia di compromettere il reddito di intere famiglie, in un momento in cui molte persone hanno perso o rischiano di perdere il lavoro.

Nuove occasioni di gioco

C’è inoltre da notare che le occasioni di gioco evolvono e si ampliano grazie alla tecnologia. Se per le scommesse sportive c’è stata una riduzione del giro d’affari, dovuta al fatto che i campionati di quasi tutti gli sport nel mondo si sono fermati per diverse settimane, hanno invece ampliato la propria platea di scommettitori i cosiddetti eSport. Come si può intuire, si tratta della possibilità di scommettere su gare (sportive ma non solo) che si disputano all’interno di videogiochi. La cosa può avvenire sia con esseri umani che si sfidano all’interno del videogioco, sia sulla base di una pura simulazione da parte del gioco stesso. È un mercato che, come spiega il Post, era già in espansione e sta conoscendo un’accelerazione del suo successo proprio grazie al lockdown. Molte squadre di calcio di Serie A e B si stanno organizzando per entrare in questo mercato, il che potrebbe contribuire ad attirare maggiore attenzione (e quindi nuovi scommettitori) su questo particolare settore. Un motivo in più per riprendere il discorso interrotto a fine gennaio dall’Osservatorio.

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