Quando si legge di donne che subiscono violenze in luoghi pubblici, si pensa sempre a come le prime dovrebbero comportarsi per minimizzare i rischi: evitare di uscire quando a tarda ora o quando fa buio, nel caso farsi accompagnare da un uomo, scegliere sempre strade ben illuminate, ecc. Si sposta così il peso del problema sulla potenziale vittima di violenza, mentre il genere maschile non è chiamato sottostare a questa serie di precauzioni. Non solo il peso, ma anche la responsabilità, spesso. Quando si fanno domande come «Perché era ancora in giro a quell’ora? Perché andava a piedi, invece di prendere un taxi? Cosa le passava per la testa?», si sta implicitamente dicendo che forse la vittima in parte “se l’è cercata”, attuando o non attuando comportamenti comportamenti precauzionali o rischiosi. Il femminicidio di Sarah Everard, avvenuto il 3 marzo in Inghilterra, per cui è accusato un agente della Polizia Metropolitana di Londra, ha risollevato la questione, che da tempo viene posta da alcuni gruppi femministi. «Secondo i movimenti femministi – ha scritto Giulia Siviero – il caso mostrerebbe anche il fallimento generale delle risposte istituzionali alla violenza contro le donne, che non dovrebbe essere né emergenziale, né securitario, né giustizialista».

La deputata inglese Jenny Jones se ne è uscita, pochi giorni dopo il femminicidio, con una proposta che ha fatto innervosire molti (uomini): istituire un coprifuoco maschile dopo le sei di sera. Le reazioni nel paese sono state piuttosto scomposte, semplicemente perché non si è capita (o non si è voluta capire) la natura provocatoria dell’iniziativa. «Ragazzi, per piacere, calmatevi – ha scritto Arwa Mahdawi sul Guardian –: non c’è bisogno di diventare isterici. Nessuno pensa davvero che imporre un coprifuoco agli uomini sia una buona idea. Se non altro perché nel paese almeno una donna su tre subisce abusi domestici nel corso della sua vita, e ci sono più probabilità che a uccidere una donna sia il partner piuttosto che uno sconosciuto. Per questo, tenere gli uomini a casa dopo le sei non rende più sicure le donne. Quello che Jones stava facendo era puntare il dito contro l’ennesimo esempio di due pesi e due misure: come ha chiarito in seguito (ed è triste che abbia dovuto farlo), la sua non era una proposta politica. Era una risposta al fatto che, dopo la sparizione di Everard, la polizia di Londra ha avvisato le donne che era meglio “non uscire da sole”, avvertimento di fronte al quale nessuno ha “battuto ciglio”».

Il tema più generale è il controllo del corpo della donna, spesso visto come una “cosa pubblica” e al centro di numerosi dibattiti (si pensi alla regolamentazione del diritto all’aborto, alla procreazione medicalmente assistita, ecc.), al contrario di quello maschile. In passato ci sono state altre proposte di legge altrettanto provocatorie, che possono suonare assurde solo perché non ci siamo abituati: «Nel 2018 negli Stati Uniti una rappresentante della Georgia ha risposto all’ennesima limitazione del diritto all’aborto promuovendo una “carta dei diritti dei testicoli” che proponeva, tra le altre cose, che gli uomini chiedessero alle partner il permesso prima di assumere farmaci contro la disfunzione erettile – scrive ancora Mahdawi –. Nel 2012, sempre negli Stati Uniti, le parlamentari di sei stati avevano presentato delle proposte di legge per regolare le attività degli uomini legate alla riproduzione. Per esempio, “qualsiasi azione in cui un uomo eiacula o deposita in altro modo il seme in qualunque luogo che non sia la vagina di una donna dovrebbe essere interpretata e definita come un’azione contro un bambino non nato”».

L’inadeguatezza di una logica puramente sicuritaria è esemplificato appieno nel paradosso che ha riguardato l’assassinio di Everard, ossia che l’accusato sia proprio un rappresentante di quel sistema che dovrebbe “proteggere” le donne nello spazio pubblico: «La violenza di genere, stanno dicendo i movimenti femministi, non solo può colpire anche in una strada luminosa e frequentata, non solo è un problema strutturale, ma può essere compiuta da chiunque – ha scritto Siviero –: anche da un agente di polizia e, soprattutto, da chi ha le chiavi di casa».

(Foto di Tim Dennell su flickr)

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