Il rispetto della piena autonomia e della libertà di scelta delle donne in gravidanza è un pilastro cruciale per preservare la loro dignità, garantire il loro benessere e promuovere una società più giusta. Ne scrive Scienza in Rete.

Il tema dell’aborto ha acceso ancora una volta il dibattito politico e pubblico in Italia, contrapponendo chi considera questa pratica moralmente inaccettabile e chi considera il mantenimento e la promozione della libertà riproduttiva di ogni donna una priorità.

Il diritto di accesso all’aborto sicuro e legale è un aspetto profondamente discusso e cruciale dei diritti riproduttivi delle donne. Sebbene il Consiglio d’Europa abbia stabilito che l’accesso all’interruzione volontaria della gravidanza in maniera sicura e legale debba essere concesso senza restrizioni, l’accesso all’aborto nei paesi europei varia notevolmente.

Con 182 procedure di aborto medico ogni 1000 nati, l’Italia ha uno dei tassi di aborto più bassi d’Europa. La legge 194/1978 dovrebbe garantire libero accesso all’aborto chirurgico o farmacologico, ma sembra che in Italia nei fatti «non esista un vero e proprio diritto all’aborto», come conseguenza dei tanti e significativi vincoli e limitazioni, come per esempio l’alto numero di obiettori di coscienza tra ginecologi (media nazionale del 63%, con picchi dell’80% in alcune regioni), medici di base e farmacisti.

Ciò nonostante, i membri dell’attuale governo, o comunque alcuni parlamentari di area governativa hanno proposto misure ancora più restrittive, che vanno dal concedere pieni diritti giuridici dal momento del concepimento, all’obbligo dell’ascolto del battito fetale, fino all’inserimento delle associazioni pro-vita nei consultori. Proposta, questa, che è diventata legge grazie a un emendamento al decreto del PNRR approvato il 18 aprile alla Camera e il 23 aprile anche dal Senato.

L’effetto delle restrizioni all’aborto sulla salute delle donne

Oltre a riflettere su come la restrizione dell’aborto possa essere considerata non etica e contro i diritti delle donne, ci sembra importante offrire una panoramica delle possibili conseguenze che queste misure restrittive possono avere per il benessere fisico e psicosociale delle donne. Nonostante misure come quelle dell’ascolto del battito fetale e l’inserimento delle associazioni anti abortiste nei consultori siano state presentate come necessarie a garantire una reale scelta consapevole, in realtà sortiranno l’effetto opposto. Questi interventi andranno a influenzare l’autonomia decisionale, tentando di colpevolizzare coloro che decidono di avvalersi del proprio diritto di abortire.

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(Foto di Alex Ivashenko su Unsplash)

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