«Signor ministro, per incarico del presidente della Camera dei deputati, Le comunico che l’Ufficio di presidenza ha deliberato di mantenere l’importo della dotazione per l’anno finanziario 2014 nella medesima misura già prevista per gli anni 2012 e 2013. L’importo della dotazione richiesta per ciascun anno del triennio 2012-2014 è quindi pari a euro 992.000.000». Firmato: il segretario generale Ugo Zampetti.

Dopo tante chiacchiere estive, puntuali arrivano i fatti. A smentirle, purtroppo. A luglio infatti, mentre si applicavano, con effetto immediato, i vari ticket e superticket per l’accesso alla sanità pubblica, si ipotizzava un (piccolo) taglio agli stipendi dei parlamentari e una riduzione del loro numero, a partire dalle prossime elezioni. Ma questa lettera, ricevuta dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti nei giorni scorsi, smentisce ogni possibile buona intenzione in merito. Come ricordano Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul sito del Corriere, «pareva tutto già deciso. Lo stesso Cavaliere (“dobbiamo abolire il numero enorme di parlamentari dalle prossime elezioni”) aveva insistito: l’iter doveva essere “urgente”. Il centrosinistra, ovvio, era d’accordo e per bocca di Dario Franceschini s’impegnò: “Dimezzare i parlamentari sarà la priorità del Pd”. Gianfranco Fini, del resto, era della stessa idea: “È arrivato il momento di dimezzare i parlamentari”. Ma come, si dimezzano i parlamentari e si richiedono gli stessi fondi anche per il 2014? In sostanza, conclude Stella, i nostri politici hanno semplicemente scelto di rinunciare a riconoscersi aumenti nei prossimi anni -ecco che il concetto di taglio viene stravolto.

È di ieri invece la notizia che, mentre si tengono fisse le spese militari, si tagliano (e qui per davvero) i fondi destinati alla cooperazione internazionale. «Per i fondi della cooperazione allo sviluppo (legge 49/87) gestiti dal Ministero degli Affari Esteri (Mae) si passa dal minimo storico del 2011, pari a 179 milioni di euro, a un nuovo record negativo con soli 86 milioni di euro: un taglio del 51 per cento. […] La diminuzione è ancor più evidente se si prende a confronto il dato del 2008, in cui la cooperazione allo sviluppo aveva raggiunto i 732 milioni di euro di stanziamenti. Il calo è dell’88 per cento». Interessante notare che le risorse finanziarie messe sul piatto dal governo saranno quattro volte inferiori alla capacità di raccolta tramite fund raising delle ong italiane. Alla faccia di chi dice che il terzo settore dovrebbe uscire dal suo atteggiamento autoreferenziale, e da una cifra di comunicazione basata essenzialmente sul «piagnisteo».

Francesco Petrelli, presidente dell’Associazione delle ong italiane, parla apertamente di «dismissione della cooperazione». Tempo fa denunciavamo l’approccio orizzontale degli interventi apportati dalle manovre fiscali, oggi dobbiamo correggerci, perché i tagli sono decisamente selettivi, e le categorie protette sempre le stesse. Ci vogliono far credere che i soldi siano finiti, che lacrime e sangue (del terzo settore, della cultura, della sanità, dei comuni cittadini) siano la parola d’ordine per uscire dal pantano economico, ma la verità è che ci sono ampi margini di risparmio su quelli che sono veri e propri sprechi (altro che costi) della politica. Quando avremo il coraggio di passare a una retribuzione meritocratica? O il buon gusto di portare il livello degli stipendi dei nostri rappresentanti almeno alla media europea? Si accettano scommesse.