La serie di indagini che sta coinvolgendo in questi giorni i partiti, da destra a sinistra, spinge a qualche riflessione. Innanzitutto quella sui “rimborsi” elettorali. Li mettiamo tra virgolette perché, in quanto tali, dovrebbero essere somme corrisposte ai partiti per le spese effettuate. Ma i conti non tornano, perché, a fronte di circa 500 milioni di euro “rimborsati” ai partiti, le spese da essi sostenute ammontano a circa un terzo della cifra.
Si parla di riformare il sistema. Al momento, la proposta è di istituire un’authority incaricata di vigilare sul corretto utilizzo delle risorse, affidando però al Parlamento applicazione di eventuali sanzioni. Insomma, si assegna, giustamente, a un organo esterno l’attività di vigilanza, ma poi è il controllato a doversi punire. La cosa lascia come minimo perplessi, se non delusi. È un modo di operare del quale gli italiani sono stufi, eppure continua a mancare quel tanto sbandierato gesto da parte della politica che faccia capire che qualcosa sta cambiando. E che la crisi non la devono scontare solo i comuni cittadini, ma anche chi li rappresenta.
Aspettiamo ancora le annunciate riduzioni del numero dei parlamentari, dei loro stipendi, ecc. Nel frattempo assistiamo al dramma degli “esodati”, ossia gli ex lavoratori che hanno dato le dimissioni per andare in pensione, ma sono stati colpiti dalla recente riforma del sistema, che li priva per un numero variabile di anni del compenso per ciò che hanno versato agli istituti di previdenza durante la propria vita lavorativa. C’è chi tira la cinghia per arrivare alla nuova soglia di età pensionabile, chi accende un mutuo per pagare gli anni di versamenti non ancora effettuati. Peraltro, non si sa bene quante siano le vittime di questo meccanismo. Poco importa, perché comunque il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha annunciato che ci sono risorse per assistere 65mila persone, non di più.
È sempre rischioso fare collegamenti tra questioni molto distanti tra loro. Ma, a nostro avviso, se si tagliassero opportunamente i rimborsi elettorali, le stesse risorse potrebbero ridare ossigeno a migliaia di persone che oggi, invece di godersi la pensione, faticano a prendere sonno, nell’incertezza del futuro. Peraltro, alcuni partiti ora annunciano che rinunceranno all’ultima tranche di rimborsi, in arrivo a luglio, e che la devolveranno in beneficenza. Troppo facile prendere impegni simili quando si è nell’occhio del ciclone. Nessuno potrà dire che sia un gesto sbagliato. Ma si tratta di soldi pubblici, che evidentemente sono stati distribuiti in maniera errata, e quindi è alla collettività che dovrebbero tornare. Agli “esodati”, per esempio.