Nella giornata di ieri è arrivato il plauso di alcune associazioni per il ripristino dei fondi destinati al servizio civile da parte del governo. Ci spiace dover fare la parte degli eterni insoddisfatti, ma ci sembra fin troppo facile, anche in questo caso, rilevare come il solito giochino della politica sia riuscito ancora una volta. Dapprima gli annunci sull’importanza del servizio civile e sulla volontà dell’esecutivo di farlo crescere. Poi la proposta, nella legge di Stabilità, di destinare a questo capitolo un fondo di 65 milioni di euro, poco più della metà di quanto destinato a suo tempo dal governo Letta (110 milioni), giusto per fare un confronto. Da qui le proteste delle associazioni e degli enti che negli anni hanno trovato nei volontari del servizio civile una risorsa importantissima per la propria attività. Dopo qualche giorno di lettere, appelli e proteste, arriva il correttivo, da cui l’esecutivo esce come sempre a testa alta. «“Abbiamo sbloccato 50 milioni in più per il servizio civile nella riunione preparatoria all’approdo in Senato della legge di Stabilità” – riporta il mensile Vita –. A dirlo nel corso della della direzione del Partito democratico di [lunedì] sera è stato il premier Matteo Renzi». Siamo così a 115 milioni per il 2015, che se non altro fanno il pari con la cifra dello scorso anno.
La notizia rischia però di distrarre i cittadini dal fatto che la proposta bocciata nel corso della discussione sulla legge di Stabilità era di portare il fondo a 200 milioni di euro, per dare un seguito concreto alla volontà annunciata di far crescere (fino a 100mila posti), e non solo sopravvivere, il servizio civile. Nell’appello pubblicato dal Cnesc (Conferenza nazionale enti per il servizio civile) si parla di 24.500 posti per il servizio civile nel 2014, che quindi saranno più o meno gli stessi anche nel 2015, visto che le risorse sono tornate allo stesso livello. Ben lontani dai 100mila promessi, quindi. La nota pubblicata dal Cnesc a seguito dell’annuncio del rifinanziamento del fondo è improvvisamente ottimista e celebrativa: «Questi 50 milioni sommati agli 11 previsti dall’accordo fra il ministro Franceschini e il sottosegretario Bobba ampliano le opportunità per i giovani di poter partecipare a questa esperienza di educazione alla pace e alla cittadinanza attiva e di servizio al Paese. Con questi nuovi stanziamenti il contingente Italia potrebbe arrivare a 34mila posti che sommati ai 5.300 di Garanzia Giovani avvicinano a 40mila le opportunità nel 2015». Solo il 26 novembre, quando i fondi erano fermi a 65 milioni, i posti del servizio civile non sembravano assolutamente sommabili a quelli di Garanzia Giovani: «Saltano 1.800 posti nella programmazione degli avvii in Italia nel 2015, quindi non saranno più 24.500, al netto di quelli di Garanzia Giovani che sono un’altra cosa». Ora invece sono più o meno la stessa cosa e si possono sommare. Non sappiamo come leggere questo cambio di paradigma, ma sembra che qualcuno sia caduto nella trappola tesa dal governo per far sembrare oro ciò che non lo è.
Portare il fondo a 200 milioni sarebbe stato il primo vero passo verso l’obiettivo dei 100mila posti, magari non nel 2015 ma negli anni successivi, e invece si gioca al ribasso, cercando di salvare le apparenze. Sono quindi sempre valide le parole di Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum nazionale servizio civile, quando commentava che «La crisi che attraversa il Paese è a tutta evidenza una crisi culturale, di fiducia e di rapporto tra istituzioni e cittadini prima ancora che economica. Abbiamo bisogno di coinvolgere le nuove generazioni per risollevarci e in questa cornice il Servizio civile Nazionale rappresenta un’occasione straordinaria che lo Stato sta sprecando. Plaudiamo a iniziative come quelle messe in campo ieri con il protocollo interministeriale che impiegherà 2mila volontari nel settore della tutela dei beni culturali, ma non basta. Bocciare quell’emendamento è stata una scelta sbagliata fatta in un momento sbagliato». Insomma, l’annuncio (perché di questo si tratta) dello sblocco di nuovi fondi è certamente un segnale positivo, ma il risultato è ancora lontano.