
Il sangue è una cosa seria. È il primo e più importante dei tessuti del corpo umano, fondamentale per lo sviluppo della vita. Proprio per questo è determinante fare chiarezza in merito, sgombrando il campo da voci di sperimentazioni che sarebbero in grado di soppiantare gli attuali sistemi di raccolta, lavorazione e infusione, come nel caso del cosiddetto “sangue artificiale”. Sono usciti nei giorni scorsi alcuni articoli che annunciano l’avvenuta creazione del sangue artificiale, facendo affidamento su una serie di esperimenti condotta nell’università del Wisconsin. Il sito dell’Ansa, tra i primi a diffondere la notizia, resta su toni pacati: «Prodotto in laboratorio il primo sangue “artificiale” con una tecnica che imita la natura, ossia il processo che avviene durante la vita embrionale. La nuova tecnica ha permesso di ottenere globuli rossi e bianchi a partire da cellule staminali umane. Il risultato, ottenuto da una ricerca coordinata dall’Università del Wisconsin a Madison e pubblicato sulla rivista Nature Communication, apre le porte alla produzione di cellule del sangue senza utilizzare cocktail di geni o fattori di crescita». Su Repubblica gli annunci iniziano a farsi più trionfali: «Se il sangue artificiale della Baxter (la compagnia americana di biotecnologia che lo ha prodotto, ndr) supererà pienamente la prova, potremmo essere alle soglie di una vera e propria rivoluzione sanitaria, che risolverebbe in un colpo solo tutti i problemi delle trasfusioni di sangue». Certo, con una prospettiva futura senza un termine ben preciso potrebbe anche essere vero, ma in realtà nessuno ha idea di quando e se questa “staffetta” tra sangue umano e artificiale potrà avvenire.
Il rischio, nella diffusione di queste notizie, è di diffondere con esse molte speranze e illusioni. Un po’ come quando certa informazione annuncia in maniera superficiale nuove cure per le forme più gravi di cancro o la “guarigione” dall’Aids (altre volte è il panico a diffondersi, come nel caso delle campagne anti vaccinazione). Per carità, nessuno qui vuole fermare la ricerca o censurare l’informazione, ma è bene che, quando si tratta di argomenti così delicati, lo sia altrettanto il modo in cui li si tratta sui media.
In merito al sangue artificiale, il presidente di Avis nazionale Vincenzo Saturni ha deciso di pubblicare un suo commento alla notizia, che in pratica conferma quanto andiamo dicendo: «Avis segue tutti questi lavori con estrema attenzione, ritenendo fondamentale il progredire della scienza. L’impegno che da anni la nostra Associazione dedica alla ricerca scientifica, ad esempio attraverso le collaborazioni con Telethon e Uildm, lo dimostra. Tutti questi annunci, tuttavia, non devono far passare in secondo piano che ad oggi l’unica modalità che garantisce continuità e sicurezza nelle terapie trasfusionali è la donazione di sangue da donatori volontari, periodici e non remunerati. Non possiamo mai abbassare la guardia, perché c’è continuo bisogno di nuovi donatori, sia per la crisi demografica in atto sia per le criticità che possono verificarsi in determinati momenti dell’anno (come sta accadendo anche quest’estate con il West Nile Virus) e che richiedono l’allargamento del numero di donatori. È con questa consapevolezza che proprio nelle scorse settimane, in concomitanza con la giornata mondiale del donatore del 14 giugno, abbiamo lanciato una nuova campagna di comunicazione chiamata “La prima volta”». Insomma, forse nel prossimo futuro avremo un nuovo strumento prodotto in laboratorio in grado di affiancare il sangue donato volontariamente, ma non dimentichiamoci il presente, e l’importanza di donare “il meglio di sé”.