Le fake news in ambito sanitario possono fare danni molto gravi. Quali sono le responsabilità e le prerogative di chi si occupa di sanità dal punto di vista della comunicazione? Ne scrive Cristina Da Rold su Micron, in un articolo di cui riportiamo un estratto.
Una delle prime domande che un professionista della sanità si pone davanti alla questione “social media sì, social media no” è: «perché devo spendere lì le mie energie, che potrei convogliare in altre attività?».
Perché, oggi, a chi si occupa di sanità sembra essere richiesto anche di comunicare? Il punto di partenza per affrontare questo grande tema è proprio questo: chiarire che il motivo per cui le istituzioni sanitarie sono chiamate ad accogliere la sfida di una presenza efficace online non è che i social media vanno di moda. Non bisogna essere online perché fa parte dell’essere moderni. O perché non ci sono altri modi per comunicare gli orari degli sportelli o degli ambulatori ai cittadini.
La prospettiva dello stare online da parte di un’istituzione sanitaria è quella di combattere la disinformazione, facendo prevenzione. Quella che in gergo si chiama “promozione della salute”. Siamo chiamati ad esserci perché chi divulga fake news, chi fa disinformazione in sanità, online ci sta eccome.
È sufficiente qualche semplice ricerca sul web a proposito di temi “caldi” come i vaccini, l’omeopatia, le diete pseudo “naturali”, per capire quanto sia capillare la presenza di siti web, profili, pagine, gruppi che catalizzano il pubblico. Certo, ha senza dubbio ragione chi obietta che, per quanto ci si sforzi, le fake news corrono oggi sempre più veloci rispetto a qualsiasi tentativo di fact checking. Ma qual è l’alternativa?
La nostra epoca corrisponde un po’ a quella successiva alla scoperta della stampa da parte di Gutenberg. Ai tempi di Aldo Manuzio, che a Venezia iniziava a creare quella che oggi chiamiamo editoria. Anche allora, come oggi, non era facile capire dove questa rivoluzione ci avrebbe condotti. Intorno al 1620 il famoso studioso Francesco Bacone scrisse, nel Novum Organum, che tre cose mutarono “l’assetto del mondo tutto”: l’arte della stampa, la polvere da sparo e la bussola. «Nessun impero né setta né stella sembra aver esercitato sull’umanità maggiore influsso ed efficacia di queste tre invenzioni meccaniche» scriveva Bacone.
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