Collegato a quanto dicevamo lunedì in merito alle scelte di spesa dell’Unione europea, e a quanto scrivevamo in altri post sulla decrescita, segnaliamo la presentazione ieri a Roma del XIV Rapporto della campagna Sbilanciamoci!, dal titolo “Come usare la spesa pubblica per i diritti, l’ambiente, la pace”. Il documento (che si può leggere cliccando qui) è composto di 186 pagine di idee e soluzioni concrete per uscire dalla crisi senza perdere di vista i diritti dei cittadini e le reali esigenze della collettività. «Oltre ad analizzare criticamente le politiche del governo italiano e di Unione e Commissione europea –ha spiegato all’Ansa il portavoce di Sbilanciamoci! Giulio Marcon- [il rapporto] formula ben 94 proposte dettagliate in una “manovra” da 29 miliardi di euro».

Più avanti Marcon spiega nel dettaglio la filosofia che sta alla base del documento, opposta alle politiche neoliberiste e di austerity in voga in questi anni: «Per fronteggiare la crisi bisogna investire nel rilancio dell’economia, nella redistribuzione della ricchezza e in un nuovo modello di sviluppo sostenibile e di qualità». Non un appello alla “decrescita” tout court quello della campagna, bensì una bilancia ben ponderata di voci di bilancio che devono vedere aumentare il loro importo e altre che devono fermarsi o diminuire. «Serve un modello di sviluppo -prosegue la nota Ansa- in cui alcune merci, consumi, pratiche economiche siano giustamente condannate alla decrescita (il consumo di suolo, la mobilità privata, la siderurgia inquinante) e altre siano invece destinate a crescere; quelle di un’economia diversa che abbia tre pilastri: la sostenibilità sociale e ambientale; diritti di cittadinanza, del lavoro, del welfare degni di un paese civile; la conoscenza come architrave di un sistema di istruzione e di formazione capace di far crescere il paese con l’innovazione e la qualità.

“Fin dai primi giorni -spiegano le organizzazioni nel rapporto- il governo Monti ha concentrato i suoi sforzi su provvedimenti necessari per ristabilire l’equilibrio finanziario pubblico compromesso dalla crisi. Le manovre di Monti si aggiungono alle due manovre estive del governo precedente che avevano contabilizzato, fra maggiori entrate e minori spese, ben 35 miliardi di euro per il 2012, 56 miliardi nel 2013 e 63 miliardi nel 2014. Tra i provvedimenti del governo Monti, i più significativi in termini di impatto sui conti pubblici, sono tre: il decreto “Salvaitalia” di fine 2011, la spending review di agosto 2012 e il decreto di Stabilità di novembre 2012. Questi provvedimenti possiedono un filo conduttore che li lega alle manovre estive: i tagli agli enti locali, alla sanità e ai ministeri che si concretizzano non solo in minori costi di gestione degli uffici, ma anche in tagli lineari ai trasferimenti agli enti locali, già colpiti pochi mesi prima, e alle piante organiche della pubblica amministrazione”.

Ma Sbilanciamoci!, mettendo insieme misure di giustizia sociale -tra cui la tassazione sui milionari, ville e castelli, la rimodulazione Imu per redditi bassi, la tassa patrimoniale, la tassazione delle rendite finanziarie, una quotazione corretta dei diritti televisivi e delle pubblicità, un taglio netto delle spese per armi, missioni militari all’estero e la cancellazione delle grandi opere inutili, si porta a casa ben 29 miliardi di euro di minor spese, di cui oltre 5mila per la riduzione del debito, mentre tutto il resto lo investe in opere utili per la collettività, in cui fanno la parte del leone il recupero dei fondi dell’assistenza ai non autosufficienti, le misure per la sanità, il welfare attivo, la scuola, l’impiego e l’economia verde e solidale». Insomma, non una boutade da qualche milione di euro quella contenuta nel rapporto, bensì una proposta articolata e complessa che i futuri ospiti di Palazzo Chigi farebbero bene a tenere sul tavolo.