Oggi si celebra un grande sciopero studentesco, per protestare contro la mancanza di impegno dei governi di tutto il mondo per contrastare il cambiamento climatico. È ormai noto che il riscaldamento globale è influenzato dalle attività umane e lo è altrettanto l’importanza di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2°C rispetto all’era pre-industriale (ancora meglio se entro 1,5°C).
Da Greta Thunberg a FridaysForFuture
La protesta nasce da una ragazza svedese di appena 16 anni, Greta Thunberg, che dall’agosto del 2018 ha iniziato uno sciopero per chiedere al suo governo di intervenire per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Dopo aver saltato la scuola per due settimane di fila, ha cominciato a scioperare tutti i venerdì, stazionando davanti alla sede del Parlamento con un cartello. Da allora molti altri studenti nel mondo hanno cominciato a seguire il suo esempio, e il movimento dei FridaysForFuture si è progressivamente allargato. Per quanto in parte criticabili, le idee che porta avanti Thunberg sono molto importanti ed è importante che stiano avendo risonanza sui media. Va detto, come ha fatto Francesco Costa sul suo blog, che spesso le misure a favore dell’ambiente dei governi non riscuotono grande successo da parte della popolazione. E oltre alla politica, dunque, è proprio il “popolo” che va mobilitato affinché sia più sensibile a questo argomento e quindi alle misure volte alla protezione dell’ambiente.
Greta parla di riscaldamento globale a TedxStockholm
Nell’aderire idealmente allo sciopero per il clima indetto per oggi, proponiamo un estratto dell’intervento fatto da Greta Thunberg a TedxStockholm a novembre dello scorso anno. Il video integrale si può vedere qui.
Quando avevo più o meno otto anni, sentii parlare per la prima volta del cambiamento climatico, o riscaldamento globale. Era stato creato dagli uomini, a quanto pareva, col nostro stile di vita. Mi fu chiesto di spegnere le luci, per risparmiare energia; e di riciclare la carta, per risparmiare risorse. Ricordo di aver pensato quanto fosse strano che gli umani – una specie animale tra le tante possibili – fossero in grado di alterare il clima mondiale. Perché se così fosse, se davvero stesse succedendo, di certo non parleremmo di altro. Non appena accendete la TV, ogni trasmissione parlerebbe di questo. Radio, giornali, servizi televisivi: non dovreste leggere o sentire altro, quasi fosse in corso una guerra mondiale. Ma nessuno ne parlava, mai. Se la combustione di fonti fossili fosse una minaccia esistenziale, come potremmo mantenere lo status quo? Perché non sono state imposte restrizioni? Perché non è stato reso illegale?
Per me, tutto ciò non aveva senso. Era assurdo. E così, all’età di 11 anni, mi ammalai. Caddi in depressione, smisi di parlare e persino di mangiare. In due mesi, persi circa 10 chili. In seguito, mi furono diagnosticate la sindrome di Asperger, l’OCD e il mutismo selettivo. Il che significa che parlo solo quando penso sia necessario, e ora è uno di quei momenti.
Per quelli di noi che ricadono in questo spettro, quasi tutto è bianco o nero. Non siamo molto bravi a mentire, e di norma non desideriamo partecipare a quelle trame sociali a cui il resto di voi sembra appassionarsi tanto.
Sotto molti profili, trovo, siamo noi autistici quelli normali, e che il resto del mondo sia piuttosto bizzarro, specialmente quando di tratta della crisi di sostenibilità, con tutti che parlano del cambio climatico come di una minaccia esistenziale, il problema più importante di tutti, e malgrado ciò vanno avanti come se niente fosse. Non riesco a capacitarmene, perché se le emissioni devono essere fermate, allora le dobbiamo fermare! Per me, questo è bianco o nero. Non ci sono zone grigie, con la sopravvivenza in gioco. O progrediamo, come civiltà, oppure no. Dobbiamo cambiare.
Ridurre le emissioni per contenere l’aumento di temperatura
Le nazioni ricche, come la Svezia, devono iniziare a ridurre le emissioni del 15 percento all’anno, almeno. E questo per mantenere il riscaldamento al di sotto dei due gradi. Eppure, come l’IPCC ha recentemente dimostrato, darsi l’obiettivo di 1,5 gradi ridurrebbe significativamente gli impatti climatici. Ma possiamo solo immaginare quanta riduzione richiederebbe. Pensereste che i media, e tutti i nostri leader, non parlerebbero d’altro, ma non ne fanno nemmeno menzione. Né qualcuno ricorda mai la quantità di gas serra già intrappolati nell’ecosistema. Né che l’inquinamento dell’aria nasconde un riscaldamento per cui, quando smetteremo di bruciare fonti fossili, avremo già un riscaldamento aggiuntivo pari, forse, a 0,5 – 1,1 gradi Celsius. Inoltre, è raro che qualcuno parli del fatto che siamo nel mezzo della sesta estinzione di massa, in cui ogni giorno si estinguono fino a 200 specie. E che il tasso di estinzione, oggi, è tra le 1.000 e le 10.000 volte più alto di quello che consideriamo normale. Né qualcuno parla mai di equità e di “giustizia climatica,” menzionato a più riprese nell’Accordo di Parigi, che sono assolutamente necessari per il successo globale dell’operazione. Significa che le nazioni ricche devono arrivare a emissioni zero entro sei – dodici anni, partendo dai livelli di oggi. E questo perché le nazioni più povere abbiano il tempo di aumentare i loro standard di vita dotandosi di alcune delle infrastrutture che noi abbiamo già costruito, come le strade, le scuole, gli ospedali, acqua potabile, elettricità e così via. Come possiamo infatti aspettarci, da nazioni come l’India o la Nigeria, un impegno a favore del clima se noi, che abbiamo già tutto, non pensiamo un istante né al clima, né agli impegni presi con l’Accordo di Parigi?
Continua a leggere sul sito di TedxStockholm
(Foto di stephane_p su flickr)