Il 31 marzo la Fesmi (Federazione stampa missionaria italiana) ha diffuso un comunicato sul tema delle tariffe postali per il no profit -di cui si è parlato anche su questo blog tempo fa. Ne riportiamo il testo per intero, in attesa di risposte serie dalla politica.

La Federazione della Stampa Missionaria Italiana, che raggruppa 45 tra riviste, periodici, bollettini, siti web e agenzie di stampa, desidera ricordare con tristezza il pesce d’aprile ricevuto in regalo esattamente un anno fa dal governo del nostro Paese grazie al decreto interministeriale del 30 marzo 2010, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 75 del 31 marzo 2010, esecutivo il primo aprile 2010.

Mentre non discutiamo la legittimità di una normativa che adegui le tariffe postali ai reali costi di gestione, ci permettiamo di sottolineare quanto segue:
1. La maniera vessatoria con cui il decreto è stato imposto, senza interpellare una delle due parti, specificamente pubblicazioni non profit, che si sono viste aumentare le spese postali in maniera spropositata a campagna abbonamenti già finita e budgets già approvati.

2. La decisione repentina e senza appello che ha messo in ginocchio tutte le pubblicazioni non profit. Nella nostra Federazione: alcune riviste sono state costrette a chiudere, altre hanno dovuto dimezzare le pubblicazioni, altre hanno dovuto dare fondo ai fondi di riserva e tagliare piani di sviluppo; tutte hanno dovuto appellarsi ai loro lettori (già oberati di tasse e balzelli) per sopravvivere. Nella sola Fesmi si può calcolare che le nuove tariffe siano costate circa un milione di euro in più, soldi che sono così stati sottratti ai progetti e iniziative delle singole ong, onlus e istituzioni che sono gli editori.

3. Il cinismo con cui si è gestito il decreto dei 30 milioni che avrebbe dovuto tamponare i danni al non profit per il 2010: è stato promesso, discusso, dilazionato, finanziato, approvato e pubblicato quando già scaduto. E i soldi sono stati accantonati, ma a favore di chi?

4. L’onere imposto al non profit e, nel nostro caso, un non profit impegnato sul fronte della solidarietà internazionale, promotore di sviluppo, educazione e sanità, si aggiunge a molti altri segnali negativi dati da questo governo nell’area della cooperazione internazionale quali il progressivo taglio dei fondi per la cooperazione, ridotti ormai allo 0,12% del pil contro lo standard internazionale concordato dello 0,7%, e il dirottamento dei medesimi al finanziamento delle cosiddette operazioni di pace.

La Federazione della Stampa Missionaria italiana, una piccolissima voce nel contesto dei media italiani, ma con una tradizione ultracentenaria e un servizio di alto valore civico e sociale:
I. protesta contro l’insensibilità del mondo politico per la sorte del non profit sociale e religioso;
II. fa appello ad ogni politico che ancora abbia a cuore la cooperazione internazionale, lo sviluppo dei popoli, il volontariato e il mondo non profit;
III. chiede la revisione concordata tra le parti del decreto in questione;
IV. dichiara che il risparmio di cui il Paese ha bisogno non si ottiene penalizzando il non profit che si fa carico di tanti servizi disattesi dallo Stato, ma piuttosto tagliando in altri settori come quello degli armamenti o del finanziamento ai partiti;
V. chiede alle Poste italiane un servizio di qualità pari o superiore alle tariffe richieste, vista la cronica lentezza nella distribuzione delle nostre riviste e il servizio rallentato da mille pastoie burocratiche.

Per la Federazione della Stampa Missionaria Italiana P. Luigi Anataloni, IMC, segretario