Dopo l’onta del pessimo piazzamento nella classifica sull’indice di corruzione, all’Italia tocca arrossire di vergogna per un’altra brutta prestazione. Secondo il World giving index 2011, il nostro Paese si piazza infatti al 104esimo posto tra le nazioni più “generose” del mondo. Tre i criteri utilizzati dalla Charity Aid Foundation per stilare la graduatoria (qui si può vedere un planisfero con i piazzamenti dei vari Paesi, mentre qui è possibile scaricare l’intero documento): ammontare delle donazioni in denaro, tempo dedicato al volontariato e attività di aiuto agli stranieri.
Complessivamente, nel mondo si è contratto il primo parametro -complice la crisi-, mentre sono aumentati leggermente gli altri due. Per lo meno nell’”emisfero occidentale” (Stati Uniti esclusi). La regione che ha invece ha visto un aumento più deciso delle donazioni pecuniarie è stata l’Asia. Insomma, dove l’economia gira c’è più denaro a disposizione ma meno tempo da investire (il che riflette anche quanto diceva Gino Strada a proposito di Emergency: numero di donazioni in aumento, ma di minore entità).
L’Italia, purtroppo, è in buona compagnia rispetto alle altre nazioni considerate ricche: «Nei primi venti posti della classifica dei più generosi sono presenti solo cinque dei venti Stati che secondo la Banca mondiale hanno il Pil più “pesante” -si legge su Vita.it-. E tra i venti più solidali figurano Paesi insospettabili come lo Sri Lanka (ottavo), il Laos (decimo), il Marocco (12esimo), la Nigeria (13esima), la Liberia e il Turkmenistan (14esimi a pari merito)».
Ma nessuno di questi ha perso in un solo anno 75 posizioni. Già, perché il nostro Paese nel 2010 si era fermato alla posizione numero 29. In Europa solo altri due Stati hanno ottenuto un risultato peggiore: Portogallo e Grecia. Un dato che non ci fa restare a bocca aperta, purtroppo. E stranamente, in controtendenza rispetto a quanto ci si potrebbe attendere, siamo messi meglio a donazioni in denaro (il 33 per cento degli italiani ha dichiarato di averne fatta almeno una nel 2010) che a ore di volontariato lavorate (solo il 14 per cento).
Va detto che i dati del 2009 (finiti nell’Index 2010) furono probabilmente sovrastimati (e il rapporto lo sottolinea) per la concomitanza dell’indagine con il terremoto in Abruzzo. Ma se due anni fa abbiamo dimostrato di essere capaci di fare sacrifici per aiutare una comunità in difficoltà (il 62 per cento degli italiani fece almeno una donazione in denaro), questo non può far passare in secondo piano il pessimo risultato di quest’anno. Anzi, sarebbe stato bello che lo spirito di solidarietà avesse lasciato una scia positiva nel 2010.
Chiudiamo con un inciso che sposta leggermente il tiro. Chissà se questa classifica tiene conto delle preferenze degli italiani nella donazione del 5 per mille. In quel caso probabilmente spiccheremmo per la nostra generosità, visto il grande successo riscosso dalla norma. Insomma, facciamoci pure un esame di coscienza dopo questo risultato, ma non scordiamoci di continuare a lottare affinché il governo garantisca ai cittadini uno strumento fondamentale per manifestare la propria volontà di aiutare il prossimo: senza tetti alla spesa, con un maggiore controllo sulla rendicontazione e un minor tempo di attesa tra la scadenza dei termini per le donazioni e l’erogazione dei fondi.