Qualche giorno fa, alcuni giornali hanno riportato la notizia della denuncia presentata da due associazioni contro due insegnanti di un liceo di Roma, colpevoli di aver presentato alle proprie classi del V ginnasio il romanzo Sei come sei, di Melania Mazzucco. Le accuse sono di divulgazione di materiale osceno e possibile corruzione di minore, perché, in sintesi, il libro descrive il percorso di formazione di una giovane adolescente figlia di una coppia gay. In maniera molto sbrigativa, si prende a pretesto il fatto che a pagina 126 sia descritto un rapporto omosessuale tra due ragazzi per tacciare l’intero libro di essere un condensato di pornografia, senza altro fine se non indurre i ragazzi alla via della perversione. In tempi non sospetti, una recensione lo sintetizzava in maniera un pochino più sottile: «Sei come sei di Melania Mazzucco è un elogio delle radici dell’amore, o piuttosto un’indagine sulle proteine che compongono il Dna degli affetti famigliari; di una famiglia potenzialmente normale – qualunque cosa questo voglia dire – che non lo è a causa delle nostre leggi – dei nostri pregiudizi».

C’è da dire che la notizia è finita sui giornali per colpa di una piccola minoranza che si è opposta all’iniziativa dei due insegnanti, ossia le due associazioni che hanno sporto denuncia e alcuni militanti che hanno approfittato per manifestare davanti al liceo proponendo slogan di altissimo spessore come «Maschi selvatici, non checche isteriche», o anche «Emergenza omofollia». Da segnalare invece la difesa immediata dei docenti da parte della preside, Micaela Ricciardi: «È desolante assistere a una violenza come quella dei ragazzi di estrema destra. Non dimentichiamo che proprio a Roma si sono registrati suicidi di giovanissimi omosessuali». Inoltre, la Ricciardi ha aggiunto alcune considerazioni che smascherano tutta l’ipocrisia di tali indignate reazioni: «Abbiamo mai bandito dalle scuole le poesie di Catullo o di Saffo, notoriamente omosessuali? E che dire del Satyricon di Petronio? A proposito di “pruderie”, dovremmo allora eliminare dal programma Lolita di Nabokov?». Anche gli studenti hanno dimostrato grande maturità: «Non tutti eravamo d’accordo sulla storia dei due padri gay – esordisce una ragazza davanti ai cancelli del liceo – ma queste sono opinioni personali. Nessuno ci ha obbligati a leggere il libro e non ci siamo soffermati più di tanto sulla pagina incriminata». Non ci sarebbe nulla da aggiungere.

Se il libro ha innescato un dibattito in classe sulla opportunità o meno di concedere alle coppie gay il diritto di avere figli il risultato è già ottenuto. A scuola, a nostro avviso, non si va solo per imparare delle nozioni, ma per imparare a pensare. Per fare questo occorrono stimoli, proposte in grado di accendere la miccia del dibattito e quindi il confronto delle idee. Non vogliamo pensare che questo episodio sia lo specchio del Paese, perché crediamo che la società civile sia molto più avanti rispetto a questa sterile polemica. È evidente la contraddizione insita nel criticare un libro perché contiene qualche riga che parla di sesso, mentre tutto il sistema dello spettacolo ci bombarda ogni giorno con immagini che alludono alla sessualità passando per il consumo (o viceversa). Posto che non si tratta di un libro “osceno”, l’unica discussione possibile è sul fatto che Sei come sei sia o meno un buon libro, che esprima o meno della buona letteratura. Per farlo, occorre leggere il libro, ma senza filtrarlo con le lenti della paura e del pregiudizio.