Uno dei problemi legati all’emergenza abitativa è che spesso le persone senza dimora non si avvalgono dei servizi a cui avrebbero diritto. I motivi che determinano questo fenomeno sono diversi. Chiara Crepaldi li ha affrontati in un articolo pubblicato su Welforum.it, delineando anche il sistema di funzionamento dei servizi sociali per i senza dimora in diversi paesi europei. Vediamo i contenuti principali per quanto riguarda l’Italia.

Un’analisi delle cause

  1. «La mancanza di informazioni: i senzatetto non accedono perché sono spesso estranei ai circuiti di assistenza sociale, e non conoscono le misure a cui potrebbero avere diritto, e quando ne sono a conoscenza, non sanno come richiederli;
  2. L’accesso è troppo complesso: in diversi paesi le procedure per la presentazione della domanda sono complesse e i senzatetto spesso non dispongono delle competenze e delle risorse personali e culturali necessarie per muoversi all’interno della burocrazia, in particolare perché numerosi studi hanno dimostrato una forte associazione tra l’essere senzatetto e l’essere affetto da varie forme di disturbo mentale. […]
  3. Barriere sociali: le persone temono di essere stigmatizzate, sentono la richiesta di aiuto confliggere col loro orgoglio, oppure non hanno fiducia nelle istituzioni o possono non sentire di avere bisogno di aiuto;
  4. Barriere amministrative: sono numerose le ragioni di tipo amministrativo/burocratico che possono ostacolare l’accesso dei senza tetto ai diritti sociali. In molti paesi europei il motivo principale è la mancanza della residenza nel comune dove essi scelgono di fermarsi e, più in generale, la mancanza di un indirizzo stabile: non possedendo un indirizzo in molti paesi non possono essere registrati come legalmente residenti. […]
  5. Condizionalità nell’accesso alle prestazioni: nella maggior parte dei paesi europei l’accesso a misure di reddito minimo è condizionato all’intraprendere un’attività sociale o lavorativa. In caso di inadempienza, i beneficiari possono essere sanzionati fino all’esclusione dal sostegno economico. I senzatetto possono trovare particolarmente difficile accettare le offerte di lavoro che vengono loro proposte, soprattutto se si trovano nella condizione di dormire per strada. Gli assistenti sociali dovrebbero tener conto delle loro particolari difficoltà, ma dagli studi analizzati emerge chiaramente che non è sempre così. […]»

Il problema della residenza

«In molti paesi per ottenere assistenza sociale e per esercitare i diritti fondamentali è essenziale la registrazione nel “registro della popolazione residente”, da noi nello specifico all’anagrafe comunale. Non essere registrati significa dunque non avere un indirizzo e questo non consente di ricevere i sussidi economici, avere il medico di base, iscriversi al collocamento ed essere assunti, non consente nemmeno di votare, iscriversi alla biblioteca o aprire un conto in banca. Alcuni paesi europei hanno introdotto specifiche previsioni per favorire l’accesso alle prestazioni e ai diritti da parte dei senza dimora.

L’Italia, come altri paesi, ha introdotto l’indirizzo fittizio, perché la registrazione presso l’anagrafe è un diritto soggettivo e, come tale, è un diritto legalmente riconosciuto dall’ordinamento italiano e può essere rivendicato. Pertanto ogni Comune, attraverso la propria anagrafe, registra all’anagrafe la presenza dei senzatetto che hanno stabilito il proprio domicilio nel Comune. La persona senzatetto può stabilire la propria residenza nel Comune in cui vive effettivamente o presso un indirizzo di residenza fittizio, inesistente ma equivalente in valore legale. La maggior parte delle strade fittizie hanno nomi generici come Strada della Casa Comunale, Via del Municipio, Via della Chiesa. Il problema che viene evidenziato è che in alcuni comuni i nomi delle strade fittizie possono portare ad un’identificazione chiara e immediata della persona come senzatetto, stigmatizzandola: a Salerno, Trento, Campobasso, Lecco (solo per citarne alcuni) c’è Via dei Senza Fissa Dimora, a Faenza Via ignota dimora. Altro aspetto critico da sottolineare è che sebbene tutti gli uffici del registro comunale siano tenuti a registrare i senzatetto nei loro registri, alcuni Comuni non applicano ancora questa previsione normativa».

Un percorso personalizzato

«Quello che è pienamente condiviso da tutti è che il punto essenziale è il costruire per ogni persona un percorso fortemente personalizzato, capace di tenere insieme problemi, risorse ed opportunità di ciascuno in un percorso capace di coinvolgere contemporaneamente tutte e agenzie del territorio: servizi sociali, servizi al lavoro, casa, salute, dipendenze, ecc.».

(Photo by Ev on Unsplash)