Piccoli frammenti di buone notizie si riversano sulla battigia dell’informazione estiva. Il Servizio civile nazionale potrà godere di un incremento dei fondi pari a 1,5 milioni di euro per il 2013 e di 10 milioni per il 2014. Lo stabilisce un emendamento al decreto-legge numero 76 su “rilancio dell’occupazione e Iva” approvato al Senato. Le risorse saranno prelevate dalle quote dell’8 per mille destinate dai contribuenti allo Stato. Una scelta, questa, apprezzabile anche a livello di principio. Il servizio civile è effettivamente un servizio allo Stato, inteso come comunità di persone, e quindi utilizzare l’8 per mille a questo scopo realizza concretamente le intenzioni di chi ha fatto tale scelta in fase di dichiarazione dei redditi.

Purtroppo sulla bilancia del servizio civile, tra tagli e rifinanziamenti pesano di più i primi. Ai fini del bando di prossima pubblicazione, questo incremento del fondo si traduce in appena 250 posti in più, non molti se li pensiamo su base nazionale. Ma accogliamo comunque con favore la determinazione di alcuni parlamentari a far passare l’emendamento, oltre a un ordine del giorno che impegna il governo «a porre in essere, già con il prossimo intervento di carattere finanziario, ogni atto di competenza volto a incrementare per gli anni 2014 e 2015 lo stanziamento del Fondo nazionale per il servizio civile».

«Fausto Casini -scrive Redattore Sociale, presidente nazionale delle Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) e membro della Consulta nazionale del servizio civile, segnala il suo apprezzamento per l’impegno dei promotori dell’emendamento, ma ricorda come si continui “nella lenta ed inesorabile strada della demolizione del servizio civile”. “Nonostante questi soldi, aggiunti ai 76 milioni già previsti, -ricorda infatti Casini- l’anno prossimo partiranno comunque meno giovani di questo, che dopo il fermo del 2012 prevede la partenza di soli 15mila volontari”». Insomma si procede a passo di gambero su un istituto che invece, l’abbiamo ripetuto fino alla noia, costituisce un nodo centrale per lo sviluppo civile del Paese. Intervenendo a un incontro sul tema, il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge ha promesso che «come ministro delle politiche giovanili mi impegno per sensibilizzare anche gli altri ministeri sulla figura di chi fa il servizio civile, sull’importanza della formazione e del protagonismo dei giovani -continua Kyenge-. Cercherò di far capire ai miei colleghi che senza le risorse è tutto più complicato».

Il ministro è inoltre tornata sulla questione dell’accesso al servizio per i giovani stranieri residenti in Italia, di cui abbiamo parlato a più riprese nei mesi scorsi, seguendo i casi di due giovani che avevano fatto ricorso per l’esclusione dal bando. Al fine di sbloccare la situazione e riaprire «entro settembre» il bando per il 2013 «il punto fondamentale è parlare di persone residenti in Italia che vogliono dare un contributo come lavoro e volontariato a un servizio che esiste già: il ragionamento deve partire da qui». «Parlare di stranieri è vago –ha precisato Kyenge-, si deve parlare di persone che devono dare un contributo al paese, che hanno fatto un percorso sul territorio. L’elemento del luogo, questo collegamento, questo legame con il territorio è ciò su cui dovremmo ragionare».