Sulla questione del pagamento in contanti, la politica italiana sta avendo un atteggiamento che non sapremmo come definire se non schizofrenico. Dopo che qualche anno fa è stato introdotto il limite dei mille euro per transazioni tra privati, come misura anti evasione, nella legge si Stabilità l’asticella si alza a tremila. Perché? Difficile trovare una risposta razionale. La misura introdotta dal governo di Mario Monti, contenuta nel decreto “Salva Italia”, risale al 2012, solo tre anni fa. Troppo poco, immaginiamo, per avere dati significativi dai quali valutare se il risultato sia stato positivo, negativo o nullo.
Del resto il governo in carica non ha dato spiegazioni in merito, se non il fatto che il limite a mille euro, secondo Matteo Renzi, non aiuta a combattere l’evasione e anzi ha un effetto negativo sui consumi. Ma allora, perché innalzare tale limite, invece di toglierlo del tutto? Se non serve, tanto vale eliminarlo. Anche qui, difficile immaginare una risposta, si può solo ipotizzare che ci fossero gruppi d’interesse da accontentare o non scontentare troppo. In particolare, il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano si è preso il merito di questa norma, e in effetti la trasmissione Gazebo, in onda su Rai3, ha rimandato in onda domenica sera un intervento del leader Ncd che si scagliava contro i rischi di un’eccessiva tracciabilità dei comportamenti del cittadino-consumatore. Capiamo che la profilazione dell’utente sia un tema delicato (la recente e brutta legge sull’utilizzo dei cookie sui siti web ne è la prova), ma che c’entra questo con il limite all’uso del contante?
Sui giornali si è fatta molta confusione in merito, accostando la questione del limite all’uso del contante alle misure volte ad assicurare una sempre maggiore disponibilità di tecnologia per i pagamenti elettronici in tutti gli esercizi commerciali e uffici pubblici (qui Il Sole 24 Ore), con annessi paragoni con Danimarca e Svezia. Le due cose non sono strettamente collegate. Limitare a mille euro le transazioni in contanti non implica che uno debba comprare con carta di credito anche le caramelle, le sigarette o un paio di scarpe. Mille euro è una cifra consistente, che può invogliare ad aggirare la tracciabilità per poter evitare in tutto o in parte il pagamento di tasse, e quindi forse non è un’idea così sbagliata il fatto di lasciare una traccia elettronica della transazione. Michael Braun su Internazionale condivide la stessa perplessità: «E che dire dell’aumento dell’uso dei contanti da mille a tremila euro? Farà felici i commercianti di prodotti di lusso e i loro clienti, soprattutto quelli che non vogliono essere tracciati, fornendo un dubbio impulso alla congiuntura ma allo stesso tempo una sicura spinta all’evasione». Lorenzo Maria Alvaro, su Vita, non è da meno: «Non dimentichiamo che ridurre la soglia del contante è una misura contro l’evasione. Questo innalzamento non si capisce, non sembra avere un senso. Nessuno circola con quel tipo di somme. E nessuno studio indica che una scelta come questa sia foriera di un aumento dei consumi».
Continuando con le ipotesi, ci viene da pensare che tale innalzamento sia una rassegnata strizzata d’occhio alle piccole imprese e alle partite iva, soggetti economici stritolati dalle tasse e dalla burocrazia. Un modo con cui lo Stato rinuncia all’ambizione più alta di riformare il sistema fiscale e del lavoro in modo da semplificare la vita a chi opera come imprenditore, e indirettamente rende invece più semplice fare transazioni in nero. Come a dire: «Non siamo riusciti a darti quanto promesso, almeno ti lasciamo evadere in pace, poi magari più avanti ci riproviamo». Anzi, ci provi qualcun altro.
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