sesso
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Parlare di sesso all’università è possibile. Certo, non è una novità. Ma quando è l’istituzione a organizzare degli incontri per affrontare il tema dell’educazione sessuale, allora la cosa è un po’ meno scontata. È successo lunedì 15 dicembre all’Università di Bologna dove, nell’ambito del progetto Ufo (Università fuori orario), dalle 20,30 ha preso avvio “Parliamo di: identità, relazioni, piaceri. Per un’educazione alla sessualità». L’incontro, che segue di qualche settimana il primo esperimento di questo tipo, è stato tenuto da Nicoletta Landi, antropologa ed educatrice alla sessualità e all’affettività, e ha visto una discreta affluenza da parte degli studenti (ma l’iniziativa era aperta a tutti).

Attraverso domande anonime, attività in piccolo gruppo e giochi di ruolo, la relatrice ha cercato di esplorare assieme ai ragazzi i diversi aspetti legati al sesso, mantenendo il focus su aspetti fondamentali quali prevenzione e contraccezione. Alla parola sesso sono legate alcune parole chiave fondamentali per la vita di ognuno, quali l’orientamento sessuale. Se infatti siamo tutti d’accordo sul fatto che il sesso biologico sia determinato alla nascita (salvo un 2 per cento di casi definiti intersex, in cui il fisico della persona presenta elementi di entrambi i sessi, mettendo in crisi le categorie tradizionali), non è altrettanto semplice parlare di orientamento sessuale. La maggior parte delle persone sono portate a definirsi in maniera netta come eterosessuali od omosessuali (più una minoranza di persone che si definiscono bisessuali o pansessuali), ma ciò che invece si osserva nei comportamenti sessuali è molto più fluido. Come hanno evidenziato studi quali la cosiddetta scala Kinsey, la maggior parte delle persone che si definiscono eterosessuali ha avuto (o avrebbe voluto avere) saltuariamente o per alcuni periodi una vita sessuale e relazionale di tipo omosessuale (lo stesso vale, al contrario, per gli omosessuali). Stiamo parlando di uno studio del 1948, ma di certo ancora in grado di sorprendere. Soprattutto a causa del fatto che viviamo in una società che ci porta ad associare il nostro orientamento sessuale a una serie di ruoli di genere (altro concetto cardine) ben definiti. Landi ha proposto un video che illustrava una serie di luoghi comuni legati agli stereotipi di genere, ancora molto diffusi a tutti i livelli. Dal genitore che dice alla figlia «Non fare il maschiaccio», ai tanti che tengono in vita stupidi proverbi come “Donna al volante…”, ecc.

La cultura nata all’interno di questo tipo di pregiudizi, ormai radicati, ha contribuito a instillare la convinzione che esistano ruoli di genere anche in materia di prevenzione e contraccezione (e siamo ai temi su cui più si è insistito durante l’incontro). Restando sui luoghi comuni, un ragazzo che gira con il preservativo nel portafogli (anche se lì non andrebbe tenuto, perché si scalda e rischia di lacerarsi) non sta facendo nulla di strano. Magari attirerà qualche battuta, o al contrario ammirazione. Ma se è una ragazza a girare con un preservativo in borsa, che si pensa di lei? Allo stesso modo, spesso nelle coppie (eterosessuali), dove si è sicuri della salute propria e del partner, magari si rinuncia alla prevenzione (preservativo) e si usano solo contraccettivi ormonali. Già, ma la pillola chi la compra? Sempre “lei”, normalmente. Sarebbe ora di cambiare questa tendenza, e mettersi d’accordo per dividere la spesa, visto che si tratta di uno strumento utile a entrambi i componenti della coppia.

Di fronte a tanti “tecnicismi”, dai ragazzi è emersa qualche perplessità sull’uso del preservativo come elemento che toglierebbe “poesia” al momento di intimità. E invece – su questo Landi è inflessibile – bisogna imparare a farlo diventare un alleato della vita sessuale, non un nemico. Perché, purtroppo, tramite i rapporti sessuali ci sono alti rischi di trasmettere o contrarre malattie o infezioni. Molte delle quali oggi sono curabili (o comunque controllabili senza eccessivi fastidi), ma davvero poco furbo dover fare i conti con certe patologie solo perché non si sono volute prendere le dovute precauzioni. In aggiunta, la relatrice ha ricordato che statisticamente ogni due ore in Italia avviene un contagio di Hiv (che sta conoscendo un nuovo boom, come confermano recenti indagini). “Terrorismo” psicologico? Tutt’altro, si tratta solo di consigli utili per vivere una vita sessuale sicura e consapevole.