La pandemia ha di certo avuto un impatto psicologico molto pesante sulla popolazione mondiale. Secondo alcuni psicologi, però, il nostro “sistema immunitario psicologico” è più resiliente di quanto crediamo, e quindi per la maggior parte delle persone i temuti effetti di lungo periodo saranno più lievi del previsto.

Tre degli autori che hanno partecipato allo studio che supporta questa tesi ne hanno scritto sull’Atlantic, spiegando come sono arrivati a questa conclusione.

Una doverosa premessa

Prima di proseguire oltre bisogna considerare che gli effetti di un trauma collettivo così grande non si distribuiscono in maniera uniforme tra la popolazione, bensì vanno a colpire maggiormente le persone già in difficoltà o in condizioni di fragilità. Per esempio, si è visto da subito che le donne, soprattutto se madri, abbiano pagato maggiormente lo stress dovuto all’emergenza sanitaria. Man mano che passavano i mesi, le persone in difficoltà finanziarie hanno fatto sempre più fatica, per non parlare di coloro che si sono ammalati di COVID-19 e di chi già soffriva di problemi fisici e psicologici. Il fatto che, in generale, le cose stiano andando meglio del previsto non deve farci dimenticare delle categorie più vulnerabili. E, ultimo punto prima di proseguire, bisogna sempre ricordarsi che una percentuale anche molto bassa riferita a una grande popolazione può significare milioni di persone, che hanno pieno diritto a vedere la propria salute fisica e mentale tutelata.

Risultati sorprendenti

Detto questo, gli autori dell’articolo scrivono che «Quando abbiamo esaminato i migliori dati disponibili, abbiamo visto che alcuni gruppi – comprese le persone in difficoltà finanziarie – hanno vissuto grosse sofferenze, di quelle che cambiano la vita. Tuttavia, guardando alla popolazione globale nel suo complesso, siamo stati sorpresi di non trovare l’infelicità persistente che ci aspettavamo».

I ricercatori hanno combinato assieme quasi mille studi, che esaminavano centinaia di migliaia di persone da quasi cento paesi. Le variabili misurate erano legate sia alla salute mentale (ansia, depressione, morti per suicidio) sia alla soddisfazione rispetto alla propria vita. Sono stati presi in considerazione studi che esaminavano gruppi comparabili di persone prima e durante la pandemia, e altri che invece seguivano uno stesso gruppo per un lungo arco temporale.

Nella prima fase della pandemia, in effetti gli studi mostrano dati che rispecchiano ciò che ci si poteva aspettare: i livelli medi di ansia, depressione e stress psicologico sono saliti radicalmente, così come il numero di persone che hanno fatto esperienza di queste patologie. Ma le cose sono cambiate rapidamente nell’estate del 2020, quando tutti questi livelli hanno iniziato a scendere rapidamente. Secondo alcune rilevazioni, già a inizio estate il livello di stress psicologico era tornato vicino ai livelli pre-pandemici.

I ricercatori si sono quindi chiesti se ci fosse una distorsione dovuta al fatto che si stavano esplorando solo dati provenienti da paesi ricchi. Ma anche allargando la lente geografica le cose non cambiavano più di tanto. Un indice che viene monitorato costantemente, il Gallup World Poll, che chiede alle persone di valutare la propria vita con un voto da 1 a 10, non ha mostrato fluttuazioni nel 2020: il valore medio è rimasto 5,75, come negli anni precedenti.

Si sono poi chiesti se le indagini demoscopiche non stessero lasciando fuori coloro che stavano soffrendo di più. Ma i dati aggiornati sui tassi di suicidio di 21 paesi non hanno mostrato significativi incrementi tra aprile e luglio 2020 rispetto agli anni precedenti. In alcuni paesi sono scesi leggermente.

Menti resilienti

La conclusione degli autori, dunque, è che siamo più resilienti di quanto ci rendiamo conto. Spesso immaginiamo che eventi negativi della nostra vita – come perdere il lavoro o mettere fine a una relazione sentimentale – avranno effetti devastanti che si trascineranno per mesi o anni. Quando le cose accadono, invece, spesso le persone riescono a lasciarsele alle spalle più velocemente di quanto pensassero. La pandemia è stata un grande test per il nostro “sistema immunitario psicologico“, ossia quell’insieme di abilità che ci permettono di trarre il meglio anche dalle situazioni peggiori. Questo sistema appare più solido di quanto pensassimo.

Quando le nostre vite sono cambiate all’improvviso nella primavera del 2020, la prima reazione generalizzata è andata verso la creatività. Grazie alle risorse del digitale molte attività sono state trasferite online, dai corsi agli aperitivi con gli amici alle “riunioni di famiglia”. Molti sono diventati esperti panificatori o hanno ripreso vecchie passioni e hobby.

Certo, ribadiamo, non è stato così per tutti, e proprio chi ha sofferto di più ha bisogno di maggiore assistenza e supporto sul lungo periodo. Ma, se non altro, si troverà a interagire con persone più serene e resilienti del previsto.

(Foto di Tim Mossholder su Unsplash )

Noi ci siamo

Quando è nata Avis Legnano i film erano muti, l’Italia era una monarchia e avere una radio voleva dire essere all’avanguardia. Da allora il mondo è cambiato, ma noi ci siamo sempre.

Vuoi unirti?