Ieri si è celebrata la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Come sempre, la ricorrenza è l’occasione per riflettere sul tema della disabilità e su come vanno le cose in Italia. L’Istat ha pubblicato uno studio che aiuta a capire la dimensione del fenomeno, i problemi, le opportunità. Vediamo, attraverso i dati, qual è la situazione.

I numeri della disabilità

«Nel nostro Paese le persone che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono il 5,2% della popolazione – si legge nello studio –. Gli anziani sono i più colpiti: quasi 1 milione e mezzo di ultra settantacinquenni si trovano in condizione di disabilità e 990.000 di essi sono donne. Il 26,9 per cento di queste vive sola, il 26,2 per cento con il coniuge, il 17,3 per cento con il coniuge e i figli, il 7,4 per cento con i figli e senza coniuge, circa il 10 per cento con uno o entrambi i genitori, il restante 12 per cento circa vive in altre tipologie di nucleo familiare. La “geografia della disabilità” vede al primo posto le Isole, con un’incidenza del 6,3 per cento, contro il 4,8 per cento (il valore più basso) del Nord. Le Regioni nelle quali il fenomeno è più diffuso sono l’Umbria e la Sardegna (rispettivamente, l’8,7 per cento e il 7,3 per cento della popolazione). L’incidenza più bassa si registra invece in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta (4,4 per cento)».

Condizioni di svantaggio

Le politiche di sostegno alla disabilità non sono sempre efficaci nel ridurre o eliminare le condizioni di svantaggio delle persone disabili e delle loro famiglie. Spesso infatti si tratta di trasferimenti in denaro, che però non sono sufficienti a evitare condizioni di isolamento o il ricorso a servizi a pagamento che gravano sul bilancio individuale e familiare. «Le politiche di inclusione lavorativa – si legge – sono state ispirate al principio della valorizzazione delle capacità degli individui con disabilità, tuttavia i livelli occupazionali sono ancora molto al di sotto della media nazionale e spesso i lavoratori con disabilità vengono relegati a svolgere mansioni secondarie».

Troppo peso sulle spalle delle famiglie

«L’offerta di assistenza appare ancora troppo incentrata sull’istituzionalizzazione piuttosto che su forme di aiuto che permettano alle persone con disabilità di continuare a vivere in famiglia o in condizioni abitative che consentano loro di avere una completa indipendenza. Anche gli interventi finalizzati alla conciliazione tra lavoro e carico di cura di un familiare con disabilità non hanno conseguito risultati significativi, come testimoniato, ad esempio, dalle carriere lavorative dei care giver spesso al di sotto di quelle sperimentate dal resto della popolazione, in modo particolare nel caso delle donne. Nel nostro Paese le famiglie continuano a svolgere un ruolo cruciale attorno al quale le Istituzioni hanno costruito una rete di interventi complementari, di natura sociale ed assistenziale. In prospettiva, però, la rarefazione delle reti familiari e il progressivo invecchiamento della popolazione rischiano di mettere in crisi la sostenibilità di questo modello di welfare». Il fatto che alle famiglie sia demandato il compito di prendersi cura delle persone con disabilità fa sì che ci siano squilibri rispetto alle altre famiglie. I livelli di reddito, istruzione e occupazione mostrano infatti differenze che confermano tale squilibrio. «Il 67 per cento delle famiglie nelle quali vive almeno una persona con disabilità non può permettersi una settimana di vacanza all’anno lontano da casa, il 53,7 per cento non è in grado di affrontare una spesa imprevista di 800 euro, più di un quinto non può riscaldare sufficientemente l’abitazione o consumare un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni».

Le raccomandazioni di Fish e Fand

Le due principali federazioni che riuniscono le associazioni che si occupano di disabilità, Fish e Fand, hanno incontrato ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e gli hanno ribadito le priorità da perseguire. In particolare, interessante il passaggio in cui si parla del concetto di mainstreaming: «Le due Federazioni, come ripetutamente affermato nei mesi scorsi, ritengono che la delega sulla disabilità debba essere mantenuta direttamente in capo alla Presidenza del Consiglio, ma contestualmente sollecitano l’istituzione di una Direzione Generale dotata di deleghe specifiche, che operi secondo la logica del mainstreaming. Ciò significa non solo garantire il coinvolgimento dei diretti interessati nelle decisioni che li riguardano, ma anche considerare la disabilità in ogni politica che riguardi tutti i Cittadini».

(Foto di Salvatore Ciambra su flickr)