A quanto pare, c’è qualcosa che impedisce ai politici e manager italiani di esprimersi chiaramente. Non si tratta di un problema di trasmissione del messaggio, perché ormai una telecamera accesa c’è sempre, ed è quindi difficile per chiunque negare di aver detto qualcosa che gli viene attribuito. Infatti nessuno lo fa, ma al contrario si impunta su una constatazione: quella cosa lui l’ha detta, ma è stato male interpretato, frainteso. Eppure generalmente non si tratta di grandi discorsi con periodi lunghi e complessi, ricchi di incisi e subordinate. Di questi tempi funziona meglio il botta e risposta, il cinguettio in stile Twitter, la frase a effetto. Come John Elkann, rampollo di casa Agnelli, che qualche tempo fa, durante una conferenza a Sondrio, ha pronunciato questa frase: «Il problema dei giovani è che non hanno la giusta determinazione a trovare un lavoro. Forse non hanno una reale voglia di cogliere queste opportunità, perché non ne hanno bisogno, perché stanno bene a casa, oppure non ci sono sufficienti stimoli o non hanno la giusta ambizione a fare delle cose». Vista la situazione italiana, queste parole suonano come un affronto ai tanti che a casa (magari dai genitori) ci sono dovuti tornare perché l’azienda in cui lavoravano ha chiuso o li ha licenziati. Non si sono fatte attendere le risposte risentite, ovviamente, ma a quel punto è arrivata da parte di Elkann la formula magica: «Sono stato frainteso». «Sono rammaricato – ha commentato – che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani». Diciamo che poteva essere più esplicito fin dall’inizio. Ma il presidente della Fiat è in buona compagnia tra gli italiani che fanno fatica a esprimersi.
Non si può non citare, in un articolo come questo, Silvio Berlusconi. Non abbiamo alcuna particolare simpatia o antipatia nei suoi confronti, ma indubbiamente è nel suo stile “spararla grossa” e poi tornare sui suoi passi, quindi «Sono stato frainteso» è, più che una giustificazione, un jolly da giocare al momento opportuno. È accaduto sul ritorno del nome Forza Italia per il suo partito (annunciato e poi smentito, ma che poi si è effettivamente verificato), sull’eventualità di non votare a favore dell’intervento ai tempi della guerra in Libano nel 2006; nel 2011 si è poi espresso in maniera molto critica (ma è stato frainteso) contro la scuola pubblica, denunciando «l’influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all’educazione dei figli». Si potrebbe andare avanti molto a lungo, ma non vogliamo rubare spazio ad altre importanti vittime del fraintendimento.
Stando sugli ex presidenti del Consiglio, come dimenticare la monotonia del posto fisso denunciata da Mario Monti. Una provocazione? Macché, è stato frainteso: «La mia frase diceva che i giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita». Altre dichiarazioni travisate sono spesso quelle più spiccatamente omofobe o razziste, come quella di Guido Barilla sulla sua idea di famiglia: «Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale». Dopo la bufera di polemiche, arrivano le scuse per gli immancabili fraintendimenti e un tono molto più “progressista” in cui Barilla sottolinea di avere «il massimo rispetto per i gay e per la libertà di espressione di chiunque. Ho anche detto – e ribadisco – che rispetto i matrimoni tra gay».
Ci fermiamo qui, ma l’elenco potrebbe continuare ed è in continuo aggiornamento. Tutto questo fraintendere ci confonde. Dove sta il problema? In questi casi si pensa subito ai media e alla loro peculiare capacità di distorcere il messaggio. In realtà ci sembra una scusa, di chi dice una cosa e poi la ritratta perché gli conviene. Oppure è vero quanto dicevamo in apertura, per molti politici e manager italiani c’è un problema nell’utilizzo dell’italiano. Il che non è meno preoccupante.