«Per 43 anni sono stato magistrato, quindi ho particolarmente a cuore i temi della Giustizia: nella mia nuova veste, con altri mezzi, continuo a perseguire gli stessi obiettivi di legalità e verità. Il giorno dell’approvazione in Senato della legge sul voto di scambio politico-mafioso, essenziale per combattere la criminalità organizzata e i suoi rapporti con la politica, è stato per me davvero emozionante. Dobbiamo però fare di più. Spero si chiuda presto, in commissione Giustizia, la discussione sul ddl che ho presentato nel mio primo giorno da senatore che contiene norme contro la corruzione, il riciclaggio, l’autoriciclaggio e il falso in bilancio. Penso infine alla disumana condizione dei detenuti: occorrono soluzioni di sistema per trasformare le “carceri della vergogna” in “carceri della speranza”. Credo si debba insistere sulla depenalizzazione dei reati minori, sulla promozione di misure alternative al carcere, sulla lentezza dei processi». Le parole sono di Pietro Grasso, che si è espresso così sulla sua pagina Facebook qualche giorno fa.

Le sue considerazioni, soprattutto nell’ultima parte, fanno il paio con quanto pubblicato il 5 marzo da Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, sul suo blog per MicroMega: «L’Italia è al trentacinquesimo posto in Europa per l’efficienza del sistema giudiziario. Se si considera che i Paesi complessivamente monitorati sono quarantadue si può ricavare che non siamo proprio messi bene. Lo studio è il frutto di una elaborazione dell’Ufficio Statistico del Ministero della Giustizia che usa quali parametri di riferimento il Rapporto Doing Business della Banca Mondiale e il rapporto European judicial systems, realizzato dalla commissione del Consiglio d’Europa specializzata nella valutazione dei sistemi giudiziari (Cepej). […] Quali sono le vie per rimediare a tale pessimo posizionamento? Sicuramente va ridotta l’ipertrofia della giurisdizione a cui in Italia vengono devoluti tutti i conflitti, civili e penali. Va costruito un diverso modello di giustizia dove le garanzie, ad esempio in ambito penale, siano più dirette a garantire i diritti che non a dilazionare gli esiti finali del giudizio. Nella giustizia civile il tempo è denaro. Non si può non tenerne conto».

Conviene ricordare che il 28 maggio 2014 diventerà esecutiva la sentenza della Corte europea che impone all’Italia di sanare una situazione che vede le nostre carceri ospitare oltre 64mila detenuti a fronte dei 47mila posti disponibili. Il Guardasigilli Andrea Orlando prometteva di inserire la questione tra le prime azioni del ministero che presiede, ma al momento non vediamo come la situazione possa essere sanata in così poco tempo. Speriamo che questo governo delle larghe intese e dei tempi stretti abbia la capacità e la forza di intervenire davvero su una questione difficile e non più differibile. Non solo, ovviamente, per l’enorme multa che l’Italia dovrebbe pagare a partire dal 29 maggio, ma soprattutto perché è profondamente ingiusto continuare a calpestare i diritti delle persone recluse. Intanto segnaliamo che oggi sarà presentato all’università di Macerata il Rapporto 2013 sulla condizione delle carceri in Italia. Non ci aspettiamo grandi sorprese, purtroppo: vi terremo aggiornati non appena saranno diffusi i contenuti.