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Giusto una settimana fa invocavamo una maggiore incisività da parte del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli. Ieri è arrivata la reazione che in parte sembra raccogliere il nostro auspicio, visto che Cottarelli ha presentato nel pomeriggio il rapporto sul taglio delle partecipate, annunciando con esso un possibile risparmio di 2-3 miliardi di euro. Il governo aveva dichiarato il 18 aprile che le società a partecipazione statale sarebbero scese da 8mila a mille. Ora Cottarelli specifica che l’obiettivo è lo stesso, ossia scendere a mille (aggiungendo un orizzonte temporale: tre anni). Cambia però il punto di partenza, perché secondo i dati del commissario le partecipate locali attualmente sarebbero 10mila.

Il primo aspetto su cui puntare è la chiusura di 3mila mini-società, che si occupano di questioni molto lontane da quelle generalmente affidate alla pubblica amministrazione: «“Quelle società che non hanno dipendenti o non fanno fatturato – riporta Repubblica –, o hanno meno dipendenti che componenti del Cda”. E si fa anche una riflessione sulle “micro-partecipazioni, dove l’insieme del pubblico non detiene oltre il 5-10 per cento. C’è da chiedersi se abbia senso una partecipazione di questo tipo”. E si punta anche a “favorire aggregazioni in certi settori dove le economie di scala non sono adeguate, come quello idrico o quello dei rifiuti”».

Le idee iniziano a farsi più chiare e toccherà poi al governo metterle in pratica, oppure spiegare perché non può o non vuole farlo. A quel punto, forse, Cottarelli valuterà realmente le dimissioni che alcuni giornali davano per vicine già la settimana scorsa, e che lui ha smentito ieri: «Adesso io lavoro, continuo a lavorare, ci sono cose importanti da fare». I rapporti tra commissario e governo non sono facili ultimamente, visto che Cottarelli non ha nascosto le proprie perplessità in merito ad alcune misure adottate dall’esecutivo. Su tutte, come ha scritto sul suo blog il 30 luglio, «la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali. […] Il totale delle risorse che sono state spese prima di essere state risparmiate per effetto di queste decisioni ammonta ora a 1,6 miliardi per il 2015. Intendiamoci: tecnicamente, la copertura c’è. Ma questa è in realtà costituita da tagli lineari perché la promessa di future operazioni di revisione della spesa non può essere accettata come copertura sul piano giuridico». La conclusione dell’intervento è piuttosto secca: «In fondo a tutte queste considerazioni di metodo, a mio avviso ne resta una cruciale, nel merito: se si utilizzano risorse provenienti da risparmi sulla spesa per aumentare la spesa stessa, il risparmio non potrà essere utilizzato per ridurre la tassazione su lavoro. Condizione, a mio giudizio, essenziale per una ripresa dell’occupazione in Italia».

Il clima non è da resa dei conti ma quasi, visto che anche ieri Cottarelli non ha dimostrato alcuna remora nel rispondere alla domanda di chi gli chiedeva se avrebbe incontrato il presidente del Consiglio per discutere le misure proposte: «”Se mi convoca io ci vado”, ha risposto». Il piano di risparmi inviato ieri non si ferma alle partecipate, ma prevede possibili interventi di risparmio e ricerca dell’efficienza anche nei settori dei trasporti, dell’energia e dei rifiuti. Il documento tocca anche il tema delle politiche di acquisto della pubblica amministrazione, imponendo l’obbligo di acquisto tramite Consip. Da ultimo anche il tema dell’illuminazione pubblica, su cui si specifica che non c’è l’intenzione di lasciare al buio strade e piazze italiane, bensì di spingere a investimenti tecnologici che permettano di risparmiare anche su questo. Insomma, Cottarelli si è “svegliato”. La palla passa ora al governo, vedremo cosa ne saprà fare.