L’articolo che riportavamo ieri, sulla decisione di istituire un ispettore dedicato al controllo dei prezzi di acquisto di beni e servizi per la pubblica amministrazione, offre uno spunto per ragionare sulle possibilità di risparmio anche all’interno del sistema sangue. Lo svolgimento delle operazioni relative ai prelievi di controllo, alle donazioni e alle visite richiede forniture di materiale sanitario di vario tipo, che viene acquistato dalle aziende ospedaliere valutando diverse offerte. Questo sistema rende possibili condizioni molto diseguali in territori anche non distanti tra loro, per cui la sacca di sangue comprata da una certa azienda ospedaliera può arrivare a costare il 30 per cento in meno di quella acquistata da un’altra azienda situata a breve distanza, pur trattandosi di prodotti omologhi. Lo stesso può accadere con le provette, le siringhe, i cerotti, il cotone, ecc.

Un passo verso la riduzione degli sprechi potrebbe essere una centralizzazione degli ordini in pochi grandi centri di acquisto, che servano più Simt (servizi di immunoematologia e medicina trasfusionale) e unità di raccolta su un territorio più ampio. In questo modo si potrebbe scegliere da un ventaglio più ampio di fornitori, richiedere quantità maggiori, e quindi far scendere i prezzi. In Toscana, a livello di pubblica amministrazione, qualcosa si sta muovendo con l’istituzione della “Aree vaste”, ossia una suddivisione territoriale in «unità di riferimento utile per la programmazione degli interventi a scala ampia ma di livello sub-regionale» (fonte: Astrid).

Qualche anno fa sono stati avviati esperimenti del genere anche in Puglia, Sardegna e Basilicata. Quest’ultima si è poi tirata indietro per mancanza di fondi. La Sardegna ha proseguito, anche se sul sito indicato da un link sulla pagina web della Regione si legge che «la Regione Sardegna ha deciso di effettuare una sperimentazione che durerà fino al 31 dicembre 2007». E l’intero sito sembra fermo a cinque anni fa, in effetti. Diverso il caso della Puglia, in cui la piattaforma EmPulia si muove con una certa costanza, riportando notizie in merito a seminari per gli operatori economici, o l’istituzione di un albo online dei fornitori della Regione Puglia: insomma, un servizio vero.

In Lombardia, la regione che produce di più (e che raccoglie più sangue) e quindi ha maggiori consumi, ancora non esiste un coordinamento territoriale. E nell’ambito trasfusionale quasi tutto è lasciato alla libera iniziativa delle aziende ospedaliere. Cambiare questa tendenza potrebbe essere un’iniziativa buona per salvaguardare l’efficienza del sistema, anche senza scomodare l’impegnatissimo (ci auguriamo che lo sarà) Enrico Bondi, che a breve dovrà riempire le mille falle della spesa pubblica italiana.