Le lunghe giornate estive in spiaggia sono sempre fonte di riflessione sulle interazioni e gli equilibri familiari. Il discorso si fa interessante se sotto l’ombrellone c’è una semiologa, come Maria Pia Pozzato, che su Doppiozero.com racconta i comportamenti di famiglie di varia provenienza incrociate sulla spiaggia di un’isola greca. Poi arrivano gli italiani.
Skiathos, estate 2019. La spiaggia di un’isola greca è un luogo sociologicamente magico in cui si sono dati appuntamento commercialisti di Hannover, vecchi marinai di South Hampton, casalinghe di Malmö, librai di Montpellier, impiegati ministeriali di Roma e via così, in un sabba balneare alla Hieronymus Bosch moltiplicato per mille. Chiunque abbia una vena comparatista va a nozze ma si scopre ben presto che ci sono livelli su cui fare confronti non è produttivo: siamo tutti o quasi sovrappeso; mangiamo tutti tzatziki e beviamo tutti birra Mythos (almeno lì); siamo tutti ugualmente svestiti, anche se meno di una volta dato che, in spiaggia, le donne hanno abbandonato da tempo il topless e gli uomini optano per mutandoni al ginocchio per quelle misteriose inversioni delle tendenze che ha chiamato i passi di gambero della storia. Ma proprio quando l’osservatore comparatista sta per gettare la spugna e concludere che mai come oggi tutto il mondo è paese, ecco la sorpresa: to’, esiste ancora la famiglia! Una bambina bionda e grassoccia sorride in acqua chiamando in inglese il nonno che le aggiusta un complicato salvagente composto da due braccioli più un gonfiabile posteriore, modello forse mutuato dalla Royal Navy di sua Maestà. Poco dopo si aggiunge amorevolmente il padre, un ragazzo biondo con un lungo testo tatuato sulla pancia e un’età alla quale, i nostri giovani, si stanno chiedendo che facoltà scegliere. La nonna osserva sorridendo dal lettino e poi si unisce alla famiglia flottando a lungo sotto costa su una ciambellona gialla a forma di bombolone.
Ma la bambina non è ancora contenta di avere l’attenzione di tutti questi parenti e chiama la mamma, una poco più che ventenne, bionda e in carne, che non esita a raggiungere il gruppetto per completare l’affollato Tondo Doni d’oltre Manica. Tutti sono sereni, sorridenti, disponibili gli uni con gli altri e singolarmente focalizzati sulla piccola, una tre-quattrenne che non potrebbe mai comparire in nessuna pubblicità, singolare ircocervo fra Shirley Temple-riccioli d’oro e Shelley Winters. Non ci sarebbe niente di particolarmente interessante in questa scena di armonia familiare se, in base a una osservazione prolungata, essa non facesse sistema con molte altre analoghe. Nell’ombrellone a destra, un trentenne con la barba da hipster e la sua bellissima e giovanissima compagna si prendono cura di due bimbette, di cui la più piccola ancora non cammina: le portano a fare il bagno tenendole in braccio e parlando loro dolcemente come se l’unico scopo della loro vacanza fosse quello di accudirle al meglio. All’ora di pranzo tirano fuori contenitori di cibo preparato a casa che somministrano alle piccole con pazienza, nella quiete umbratile del loro ombrellone e nessuno grida, nessuno frigna, tutto avviene nel silenzio, fra i sorrisi, con una disponibilità assoluta, da parte degli adulti, del loro tempo.
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(Foto di Raphael Nogueira su Unsplash)