Ieri mattina è scomparso Stephen Hawking, fisico teorico universalmente riconosciuto come uno dei più importanti scienziati del nostro tempo. Riportiamo di seguito un estratto di un articolo pubblicato su Micron, che spiega i tratti salienti della sua ricerca.

[…] Nonostante le prime manifestazioni di sclerosi laterale amiotrofica, [Stephen Hawking] comincia ad approfondire la teoria del Big Bang, oggi quasi comunemente accettata ma a quel tempo difficile da digerire. Hawking paragona il Big Bang a un buco nero al contrario: anziché finire tutto in una singolarità, tutto ha inizio da una singolarità. E insieme a Penrose, nel 1970, pubblica un lavoro che dimostra come l’Universo sia nato da una singolarità. Ma i n questo primo appuntamento di “Pagine di scienza” non vogliamo focalizzarci sugli studi relativi alla teoria del Big Bang che hanno reso Hawking un’icona pop ma bensì di un’altra pubblicazione di qualche anno precedente.

Era il 1966 quando il 24enne Stephen Hawking presentò la sua tesi di dottorato. Era arrivato a Cambridge quattro anni prima dopo aver conseguito a Oxford una laurea con lode, di prima classe (condizione necessaria per essere accettati al corso di laurea in cosmologia, presso l’Università di Cambridge). Il documento, che si intitola Properties of expanding universes (Proprietà degli universi in espansione), prende in considerazione le implicazioni e le conseguenze dell’espansione dell’universo e le sue conclusioni includono che le galassie non possono essere formate attraverso la crescita di perturbazioni inizialmente piccole. La pubblicazione della tesi, di 134 pagine e scritta a macchina nelle parti discorsive e a mano per riportare le formule matematiche è un passaggio chiave per far entrare Hawking nel gotha degli astrofisici. Un risultato impensabile per molti dato i primi segni della terribile malattia che lo stava trasformando, un risultato ottenuto grazie all’amore, quello non solo verso la ricerca ma quello ricevuto da Jane Wilde. Il matrimonio con Jane (1965) gli ha dato, ha ricordato, la determinazione a vivere e fare progressi professionali nel mondo della scienza. Hawking ha conseguito il dottorato nel 1966.

Come tutte le tesi di dottorato, il lavoro di Hawking è stato tecnicamente disponibile sin da quando è stato accettato da Cambridge, in modo che altri studiosi potessero leggere e citare il suo lavoro. Si pensi che in un solo anno (dal 2016 ad oggi) il testo è stato richiesto presso la biblioteca dell’università inglese circa 200 volte (la seconda tesi più richiesta è stata consultata appena 13 volte). Fino ad oggi era necessario rivolgersi direttamente alla biblioteca per poter leggere il lavoro o, in alternativa, veniva chiesto il pagamento di 65 sterline per ottenerne una copia digitale.

Ma da alcune settimana Hawking ha dato il permesso di pubblicare la propria tesi nell’archivio a libero accesso dell’Università di Cambridge [questo il link per accedervi]. Nelle prime 24 ore di download libero il lavoro dello scienziato britannico è stata scaricata quasi 60mila volte, tanto da far andare fuori uso il sito dell’università.

«Chiunque, ovunque nel mondo, dovrebbe avere accesso libero e senza impedimenti non solo alla mia ricerca, ma anche alle ricerche di qualunque grande mente che si interroga sullo spettro dell’umana comprensione», ha affermato Hawking .«Ogni generazione si erge sulle spalle di quelle che l’hanno preceduta, esattamente come ho fatto io quando ero un giovane dottorando di Cambridge, ispirato dal lavoro di Isaac Newton, James Clerk Maxwell e Albert Einstein. È bellissimo sentire di quante persone abbiano già scaricato il mio lavoro. Speriamo che non rimangano delusi ora che possono accedervi».

(Foto di Lwp Kommunikáció su flickr)